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Il dollaro USA continua a indebolirsi nei mercati valutari. Dal suo picco massimo dell’ultimo anno ha perso circa 10 punti percentuali nei confronti delle principali divise mondiali. Gli investitori si sono allontanati dal biglietto verde quando hanno visto che l’inflazione statunitense cominciava a raffreddarsi, alimentando le aspettative che la Federal Reserve potesse diminuire la sua aggressività nell’aumento dei tassi d’interesse.
È stata proprio la serie di strette sul costo del denaro iniziata nel marzo del 2022 che ha dato così tanta forza alla moneta americana lo scorso anno, insieme al fatto che le tensioni a livello mondiale generate dalla guerra Russia-Ucraina e dai blocchi Covid della Cina hanno esaltato il dollaro USA come bene rifugio. A fungere da vento contrario oggi vi è anche la crisi bancaria, che di fatto reprime qualsiasi velleità della Fed di tornare a usare la mano pesante sulla politica monetaria per combattere un’inflazione ancora ostica.
Dollaro USA: ecco perché scenderà ancora
Dopo questa serie di vendite sul dollaro USA, il mercato sta valutando se prendere posizioni short sulla valuta dando per scontato che ormai la sua forza si è definitivamente esaurita, oppure se temere un ritorno prepotente in vista di un risveglio del carovita. A giudizio di Stephen Jen, amministratore delegato di Eurizon SLJ Capital Ltd, il biglietto verde potrebbe scendere ancora di un altro 10%-15% nel prossimo anno e mezzo. Il CEO aziendale ritiene che la Banca centrale americana sia molto vicina al suo picco di aggressività sui tassi e la sua prossima mossa sarà quella di ridurre i costi di finanziamento. “Con così tanta stretta della Fed già in atto, i rischi per l’inflazione negli Stati Uniti e nel mondo sono fortemente orientati al ribasso. Il livello già sottotono dell’attività economica in gran parte del mondo, ironicamente, probabilmente impedirà il collasso della domanda globale e questo scenario indica un dollaro significativamente più debole”, ha scritto in una nota di ricerca.
Jen è stato l’inventore della teoria del “Dollar Smile” nel 2001 insieme ai colleghi di Morgan Stanley. Tale teoria vuole che il dollaro USA si rafforzi allorché l’economia stat
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