(BorsaeFinanza.it)
Sovente gli investitori si sono chiesti se sia meglio scegliere le azioni che pagano dividendi o quelle dove la società ha avviato piani di buyback. In entrambe le circostanze il titolo in Borsa in linea di massima tende a salire. Con i dividendi infatti aumenta il ritorno derivante da una cedola periodica, per cui un investitore si aspetta un guadagno maggiore a parità di condizioni. Con il riacquisto di azioni proprie e la conseguente eliminazione dei titoli dal mercato, aumenta l’utile per azione di ogni socio, che avrà quindi una quota di partecipazione maggiore ai guadagni dell’azienda.
Secondo un rapporto di Goldman Sachs, i dividendi pagati dalle società dell’S&P 500 sono cresciuti dell’8% su base annua nel primo trimestre 2023, mentre i riacquisti sono calati del 21% nel quarto trimestre 2022 e dell’11% nel terzo trimestre. Inoltre, l’indice S&P 500 Dividend Aristocrats, che comprende le società che hanno alzato il dividendo per almeno 25 anni consecutivi, è in rialzo del 2%. Nel frattempo, il paniere che include i 50 titoli con il più alto riacquisto finale a 12 mesi come quota della capitalizzazione di mercato è stato scambiato lateralmente.
Dividendi o buyback? Ecco cosa preferisce Goldman Sachs
I dati riportati da Goldman Sachs implicano che sia meglio puntare sulle azioni che pagano dividendi? Secondo gli analisti dell’istituto finanziario americano sì. A loro giudizio, la crescita dei dividendi dell’S&P 500 dovrebbe aggirarsi intorno al 5% nel 2023 rispetto ai livelli del 2022, e del 4% nel 2024, nonostante il settore bancario sia in crisi e soffino venti di recessione. Mentre i riacquisti di azioni proprie sono stimati in diminuzione di circa il 10%. “Le prospettive di spesa in contanti supportano le azioni che pagano dividendi rispetto a quelle che si concentrano sul riacquisto di azioni”, scrivono gli esperti di Goldman Sachs in una nota.
La banca mette in luce diversi ostacoli che potrà incontrare l’incremento del riacquisto di azioni da parte delle aziende a Wall Street. Tra questi vanno citati la debole crescita del free cash flow e la carenza di liquidità. “L’elevato rischio di recessione incentiva sia le società che gli investitori a concentrarsi sulla solidità del bilancio”, oss
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