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Chi acquista azioni americane si trova di fronte al problema della doppia tassazione dei dividendi USA. Sì perché quando una società statunitense stacca la cedola, l’importo che eroga è già al netto dell’imposta che verrà applicata con l’aliquota vigente negli Stati Uniti. Una volta che poi la somma netta viene accreditata in Italia, essa subisce un’ulteriore tassazione con l’aliquota italiana. Di seguito vedremo nel dettaglio come funziona tutto il meccanismo e le modalità per evitare la doppia tassazione.
Dividendi USA: la doppia tassazione per le azioni
Investire in azioni USA potrebbe essere molto allettante per via della varietà di scelta di società di grandi dimensioni e rilevanza mondiale, potenzialità di crescita e di rendimenti elevati nel tempo. Ancor più quando l’azienda su cui si è deciso di puntare distribuisce ricchi dividendi. Tuttavia, bisogna essere consapevoli che la tassazione subita è molto diversa rispetto a quella che verrebbe applicata per i dividendi di azioni italiane.
La procedura è la seguente. La società stacca il dividendo e lo deposita presso una banca che fa da “collettore”. Questa applica la ritenuta alla fonte che poi verserà all’erario statunitense e invia l’importo netto all’intermediario italiano presso cui si dispone di un conto titoli. Se, come avviene nella stragrande maggioranza dei casi, il rapporto tra la banca italiana e il correntista è in regime amministrato, l’istituto di credito farà da sostituto di imposta. Quindi, accrediterà sul conto corrente una somma decurtata dall’aliquota del 26% che vige in Italia e che verserà allo Stato italiano.
In teoria succede quindi che prima si paga una tassa del 30% (quanto è l’aliquota USA per gli investitori che hanno la cittadinanza italiana) sul dividendo, in seguito un’altra tassa del 26% sul netto (ossia sul 70%). Ad esempio, se si percepisce un dividendo lordo da Apple per 100 dollari, la banca depositaria USA invia in Italia 70 dollari (100 – il 30% di tassa). Una volta che la somma arriva in Italia, la banca del percettore accredita 51,8 euro (70 – 26% di tassa). Quindi, la tassazione complessiva sarebbe del 48,2%. Tutto ciò dicevamo avviene in teoria, perché come vedremo esistono gli accordi bilaterali tra Italia e Stati Uniti che permettono di evitare la doppia imposizione.
Dividendi USA: le convenzioni Italia-USA sulla tassazione
Grazie alla convenzione tra Italia e Stati Uniti del 2009, è possibile ridurre notevolmente il carico fiscale per il percettore italiano del dividendo di un’azione americana. In sostanza, quando si investe in un titolo nel mercato azionario statunitense, le banche italiane fanno firmare il modulo W-8BEN. Di cosa si tratta? Parliamo di un documento destinato a tutti i clienti individuali che non sono cittadini americani e non hanno neppure la residenza fiscale negli Stati Uniti, ma ottengono il cosiddetto “US source income”, ossia un reddito da fonte statunitense.
Con questo modulo viene certificata la cittadinanza italiana e la possibilità di usufruire dell’aliquota ridotta al 15%. Quindi, come nell’esempio di cui sopra, la somma netta che arriverà in Italia non sarà più di 70 euro ma di 85 euro. Giocoforza, con la tassa poi del 26%, il dividendo netto risulterà di 62,9 euro e non di 51,8 euro. In definitiva, la tassazione complessiva passa dal 48,2% al 37,1%.
Alcune regole per la compilazione del W-8BEN
Il W-8BEN è valido per tre anni dal momento in cui viene compilato, a meno di cambiamenti che riguardano l’investitore tali per cui il documento debba essere nuovamente riempito. Il modulo va inviat
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