Secondo un rapporto del 2024 condotto da Odm Consulting e riportato da Il Sole 24 Ore, esiste ancora un divario significativo tra i salari nel lavoro settentrionale e meridionale del Paese. Il rapporto ha esaminato le retribuzioni nei primi nove mesi del 2023, utilizzando dati provenienti da 900 aziende e riguardanti quasi 8 milioni di dipendenti del settore privato.
I dati evidenziano che un quadro impiegato nel Sud potrebbe percepire fino all’11,5% in meno rispetto alla media nazionale. Questo divario salariale tra Nord e Sud è confermato anche da altri studi e analisi.
Non solo differenze regionali
Il divario salariale non riguarda solo le differenze regionali, ma esistono anche disparità basate sulle dimensioni dell’azienda e il settore di impiego. Ad esempio, la retribuzione varia notevolmente tra chi presta servizio in aziende di piccole, medie o grandi dimensioni, così come tra coloro che lavorano nei settori dei servizi o della finanza.
È importante notare che queste differenze non sono un fenomeno nuovo, ma sono presenti da diversi anni. Molti esperti e sindacati hanno sollevato la questione del divario salariale tra Nord e Sud, sottolineando la necessità di ridurre tali disparità e migliorare le condizioni lavorative per tutti i lavoratori in Italia.
Fattore importante: offerta e domanda
Tuttavia, è importante considerare che i salari non dipendono solo dalle differenze regionali, ma sono influenzati anche da vari fattori come l’offerta e la domanda nel mercato del lavoro, la qualifica e l’esperienza professionale di un individuo, oltre a politiche e normative specifiche. Pertanto, è importante affrontare la questione del divario salariale in modo olistico, adottando politiche a lungo termine che promuovano l’equità salariale e migliorino le opportunità di lavoro in tutto il Paese.