La direttiva europea Case green è approvata definitivamente dagli Stati membri dell’Unione europea, nonostante il voto contrario dell’Italia e dell’Ungheria e le astensioni di altri Paesi. Questo importante atto legislativo, inerente le performance energetiche degli edifici (EPBD), pone l’ambizioso obiettivo di trasformare l’intero parco edilizio europeo in immobili a zero emissioni entro il 2050.
I punti chiave della direttiva
I punti chiave da conoscere riguardano i lavori di ristrutturazione che dovranno essere effettuati, l’addio alle caldaie a gas e l’eliminazione graduale dell’uso di combustibili fossili. Già entro il 2030 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, mentre entro il 2050 l’intero parco edilizio dell’Ue dovrà raggiungere questo obiettivo.
La direttiva prevede anche standard minimi di prestazione energetica per gli edifici non residenziali, garantendo che non superino determinati limiti di consumo energetico. Inoltre, entro il 2030 almeno il 16% degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni dovrà essere ristrutturato, mentre il 26% entro il 2033.
Gli obiettivi
Uno degli aspetti fondamentali della direttiva è l’eliminazione graduale delle caldaie alimentate a combustibili fossili entro il 2040 e l’installazione di impianti di energia solare nei nuovi edifici e in quelli in fase di ristrutturazione. Questa transizione verso fonti energetiche sostenibili è essenziale per ridurre le emissioni di gas serra e combattere la povertà energetica.
La posizione dell’Italia
L’Italia ha espresso voto contrario alla direttiva, principalmente a causa delle preoccupazioni legate ai costi che dovranno sostenere le famiglie per adeguare i propri immobili agli standard richiesti.
Ora spetterà ai singoli Paesi definire le strategie e le azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi della direttiva Case green attraverso i propri piani nazionali.