Il calcolo della pensione netta dei dipendenti pubblici iscritti al vecchio INPDAP (ente trasferito all’INPS dal 1° gennaio 2012), come per gli altri dipendenti, è legato alla riscossione dei contributi versati durante la loro carriera professionale a fronte della retribuzione corrisposta. Tuttavia alcune regole differiscono sia nell’importo che nella data di decorrenza, vediamo come viene calcolata la pensione per i dipendenti statali e pubblici rispetto ai dipendenti privati, in termini di decorrenza e calcolo della pensione nella pubblica amministrazione.
Quanto pagano i dipendenti pubblici?
Le retribuzioni imponibili, utilizzate sia per il pagamento dei contributi previdenziali sia per il calcolo della pensione di pubblico ufficiale, sono costituite da tutte le somme e valori in genere percepiti in relazione ad un rapporto di lavoro subordinato a qualsiasi titolo, anche sotto forma di erogazioni liberali. ad essi L’attuale aliquota contributiva da versare al fondo pensione dei dipendenti pubblici è:
33% (8,80% a carico del dipendente e 24,20% a carico dell’ente) per i dipendenti della pubblica amministrazione;
32,65% per Amministrazioni locali e ASL (8,85% a carico del dipendente e 23,80% a carico dell’Ente).
Viene aumentata di un punto la tariffa base corrisposta dai dipendenti pubblici per la parte di retribuzione annua eccedente la cosiddetta retribuzione pensionabile (48.279 euro per il 2022). Questo ulteriore 1% non riguarda il pensionamento, ma ha piuttosto un carattere di solidarietà.
Per i dipendenti senza contributi di anzianità al 31 dicembre 1995 e iscritti a piani pensionistici obbligatori dal 1° gennaio 1996, il limite contributivo annuo per il 2022 e la base pensionistica è di 105.014 euro. Tale tetto è stato fissato per il 1996 in lire (132 milioni) e viene rivalutato ogni anno sulla base dell’indice ISTAT.
Come viene calcolata la pensione dei dipendenti pubblici?
Parimenti, per i dipendenti pubblici, il sistema di calcolo delle pensioni si differenzia in base all’anzianità contributiva maturata al 31 dicembre 1995:
con un periodo di contribuzione di almeno 18 anni (compresi i contributi condizionati, i contributi di riscatto e il ricongiungimento), per il calcolo della retribuzione si utilizza il record di lavoro maturato prima del 31 dicembre 2011, quindi si utilizza il metodo contributivo;
nel caso di contributi sotto i 18 anni, alla retribuzione si applica il servizio maturato prima del 31 dicembre 1995, seguito dal contributo (metodo misto);
per le assunzioni dal 1996 si applica solo il criterio contributivo.
Quali sono le possibilità di pensionamento nella pubblica amministrazione?
I dipendenti statali e comunali possono andare in pensione nei seguenti casi:
pensione di vecchiaia dall’età di 67 anni e 20 anni di esperienza lavorativa;
Pensione di vecchiaia capitalizzata a 71 anni sia per le donne che per gli uomini, con almeno 5 anni di contribuzione effettiva, volontaria e volontaria (non valgono i contributi condizionati). L’importo della pensione deve essere almeno 1,5 volte l’importo annuo dell’assegno sociale INPS (per il 2022 468,10 * 1,5 = 702,15 euro). La condizione non è richiesta se vi sono almeno 5 anni di effettiva contribuzione;
pensionamento anticipato con periodo contributivo di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne;
pensione netta di capitalizzazione anticipata per i dipendenti iscritti al sistema previdenziale statale all’01/01/1996, di età pari a 64 anni, se hanno versato contributi effettivi per almeno 20 anni (i contributi condizionati non sono considerati utili) e l’importo minimo della pensione è l’importo della prestazione sociale inferiore di almeno 2,8 o 1310,68 euro mensili nel 2022;
Opzione per le donne con 35 anni di servizio e 58 anni nel 2022, 60 anni nel 2023 (in attesa di approvazione);
Quota 100-102, rispettivamente, con requisiti di 64 anni e 38 contributi entro il 2022 o 62 anni e 38 contributi entro il 2021 (dal 2023 la quota 103 scatterà a 62 anni e 41 contributi);
pensione usuraria con un periodo assicurativo minimo di 35 anni e un’età minima determinata;
pensionamento anticipato con 41 anni di contributi, di cui almeno 35 effettivi, purché appartengano a una delle categorie appartenenti all’Ape Sociale