(Money.it) Le liti tra i vicini di casa pullulano nelle aule dei tribunali italiani, anche se spesso è possibile almeno provare ad evitare il giudizio (che richiede comunque tempo e spese legali) senza evitare a tutelare i propri diritti. Il mezzo per ottenere questo risultato è la diffida, che nella sua semplicità può essere uno strumento molto efficace per risolvere le controversie in modo bonario. Ecco quello che c’è da sapere sulla diffida e come farla.
In quali casi serve diffidare il vicino di casa
La diffida serve a comunicare al vicino che sta compiendo degli illeciti e che se non smetterà entro il termine indicato si ricorrerà al tribunale. Di conseguenza, inviare una diffida è una buona soluzione quando il vicino compie degli illeciti civili (o anche penali ma di scarsa gravità) e la richiesta informale non è stata sufficiente a farlo smettere. Tra gli illeciti civili più comuni che riguardano i vicini di casa ci sono:
- Le immissioni (di fumi, calore, esalazioni o rumori) che superano la normale tollerabilità;
- gli atti emulativi, ossia quelle azioni compiute dal vicino con l’unico intento di infastidire o nuocere l’altro;
- le offese;
- l’invasione della proprietà in modo illegittimo.
Ci sono poi altri comportamenti che riguardano i vicini di casa tra cui non corre buon sangue che però attengono alla sfera penale. Si tratta di veri e propri reati come:
- Le minacce;
- la violenza privata (quando una persona è costretta a sopportare delle azioni, a far cose che non vorrebbe oppure al contrario non può fare quello che è in suo diritto);
- il disturbo alla quiete pubblica, quando le immissioni del vicino danneggiano una grande quantità di persone;
- il getto pericoloso di cose, ad esempio se il vicino installa una caldaia che scarica nella proprietà altrui;
- lo stalking, quando il vicino si comporta sistema
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