Dieta povera di flavonoidi aumenta il rischio di Alzheimer

Di Valentina Ambrosetti 5 minuti di lettura
Quoziente Intellettivo

Una dieta povera di flavonoidi aumenta il rischio di malattia di Alzheimer. Lo dimostra uno studio condotto dallo Human Nutrition Research Center for Aging della Tufts University, Massachusetts e pubblicato sull’American Journal of Nutrition.

Gli studi hanno dimostrato che un basso apporto di questi composti antiossidanti, causato da una diminuzione del consumo di alimenti che li contengono, è associato a un aumento da due a quattro volte della probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer e le relative forme di demenza.

Flavonoidi e deterioramento cognitivo: uno studio

I flavonoidi sono un grande gruppo di sostanze antiossidanti suddivise in 6 sottocategorie: flavonoli, flavanoli, antocianidine, isoflavoni, flavanoni e flavoni.

Si tratta di composti che contrastano l’azione dei radicali liberi e i loro effetti dannosi in termini di invecchiamento e degenerazione cellulare.

Lo studio ha esaminato la sua associazione con il declino cognitivo monitorando i livelli di consumo di 6 diversi tipi di flavonoidi nell’arco di 20 anni.

Dei 2.800 partecipanti allo studio, 193 hanno sviluppato demenza e 158 hanno sviluppato il morbo di Alzheimer.

L’analisi dei dati ha mostrato che il consumo di piccole quantità di flavonoidi era associato a un aumento da due a quattro volte della probabilità di sviluppare ADRD (malattia di Alzheimer o demenza correlata).

Dettaglio: un basso apporto di antociani, presenti nelle bacche, ad esempio, è stato associato a un rischio quattro volte maggiore di sviluppare l’ADHD.

Un basso apporto di flavonoli, come quelli che si trovano in mele, pere e tè, è stato associato a un raddoppio del rischio.

La “bassa assunzione” equivaleva al consumo di un mese di poco più di una mela senza tè o frutti di bosco, mentre la “alta assunzione” era il risultato del consumo di circa 7,5 tazze (la “tazza” statunitense, equivalente a 236 ml negli Stati Uniti). misura italiana) bacche, 8 mele o pere e 19 tazze di tè al mese.

Il rischio di demenza inizia ad aumentare dopo i 70 anni.

Quando ti avvicini ai 50 anni, è saggio passare a una dieta più sana, se non l’hai già fatto, per prevenire il declino cognitivo e la demenza, secondo Paul Jacques, epidemiologo nutrizionale e autore principale dello studio.

Cosa mangiare?

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Mirtillo: sono tra i frutti più ricchi di flavonoidi, in particolare antociani, i pigmenti blu responsabili del loro colore, che aiutano a rallentare i processi degenerativi che portano all’invecchiamento.

Hanno infatti un forte effetto protettivo nei confronti dei radicali liberi responsabili del danno ossidativo.

Tè verde:  è noto per la sua ricchezza di antiossidanti, inclusi polifenoli e flavonoidi, in particolare antociani e flavanoli, tra cui ad esempio le catechine.

Queste sostanze lo rendono utile contro la degenerazione cellulare, avendo un effetto positivo soprattutto sul sistema cardiovascolare e cerebrale.

Ciliegie: Le ciliegie, come i mirtilli e tutti i frutti rossi, sono ricche di antociani, che agiscono come antinfiammatori, prevenendo le malattie cardiovascolari e rallentando l’invecchiamento.

Cioccolato fondente: Il cioccolato è molto ricco di flavonoidi, in particolare catechine e procianidine, che lo rendono utile per rallentare l’invecchiamento cellulare e prevenire le malattie cardiovascolari.

I flavonoidi sono particolarmente abbondanti nel cioccolato fondente: 100 g ne contengono 50-60 mg rispetto ai 10-20 mg del cioccolato al latte.

Le bacche di Goji si sono guadagnate il soprannome di superfood o cibo della longevità, e il motivo risiede anche nella loro ricchezza di antiossidanti, soprattutto flavonoidi, che hanno la capacità di prevenire l’invecchiamento cellulare.

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