Inizio mese in pieno fermento per le aste e per il design italiano
Alla sfilata di Phillips a Londra il 2 novembre, è stato venduto, in uno degli Studio B.B.P.R. di Gio Ponti in collaborazione con Paolo De Poli, un pezzo unico creato da Giordano Chiesa nel 1955, venduto a £ 163.800 con una stima di £ 30.000-50.000.
Sempre da Ponti, un monumentale vaso in rame patinato di forma arcaica, realizzato intorno al 1940 dal bresciano Nino Ferrari, ha raddoppiato il prezzo di base minimo ed è stato aggiudicato al miglior offerente per £ 15.000. Significativo l’interesse suscitato dal mobile bar, disegnato da Paolo Buffa e realizzato da Mario Quarti nel 1940: con una stima di 10-15mila sterline, è stato venduto fino a 63mila.
Questi anni 70 del design che ci ha invidiato il mondo intero
Gli anni Settanta continuano a portare grandi risultati nelle aste di design soprattutto quando si parla di designer come Gabriella Crespi. La sua scrivania regolabile con libreria incorporata Yang Ying della serie Plurimi, prodotta in circa 10 esemplari nel 1979, è stata venduta a 73mila sterline contro la stima di 35-55mila. Nella crescente industria dell’illuminazione, un paio di applique progettate da Tomaso Buzzi per Venini nel 1933 costano ora più di dieci volte: il prezzo d’asta minimo di £ 44.000 e la lampada Vela di Angelo Lelia per Arredoluce costa cinque volte rispetto al presso base e venduti a £ 30.240.
Il 3 novembre a Parigi è stata presentata a una grande asta interamente dedicata al nostro design, e i risultati sono stati chiaramente rassicuranti. Un’altra lampada da soffitto dello Studio B.B.P.R. nel 1962 è stata venduta a 143mila euro con un’offerta d’apertura di 35-45mila, e una coppia di sedie disegnata da Gio Ponti nel 1937 per Casa & Giardino è stata venduta a 162.500 euro con un budget di 30-40mila. Tra le rarità una coppia di tavoli tondi in noce e formica degli anni ’50, attribuiti a Gio Ponti e del valore di 6-9.000 euro, andati al miglior offerente per 40.300 euro, e una scala pieghevole in legno e ottone degli anni ’50 di proprietà di una non identificata ditta dei fratelli Albini, ha quasi triplicato la valutazione massima con un’offerta finale di 11.700 euro.