2 italiani su 3 molto preoccupati sul tema clima. La fotografia é presentata dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis per Rai Radio1
Due italiani su tre si dichiarano molto o giustamente preoccupati per il cambiamento climatico e il suo impatto sull’ambiente; un quarto dei cittadini sembra non curarsene. Sono i primi dati di un’indagine condotta per Rai Radio1 dal Demopolis in vista della conferenza Onu sui cambiamenti climatici COP26 a Glasgow. Come mostra l’andamento storico di Demopolis, la preoccupazione degli italiani per l’ambiente è cresciuta di 24 punti negli ultimi 20 anni: era del 42% nel 2001 e ora raggiunge il 66%, e negli ultimi anni l’attenzione è notevolmente aumentata. determinato dalla notizia e anche in parte dal cosiddetto “effetto Greta”. Ma cosa preoccupa oggi di più gli italiani in tema di ambiente? Innanzitutto si confermano lo smog e l’inquinamento atmosferico, indicati al 60%. Una preoccupazione crescente – 58% – è causata dal dissesto idrogeologico, anche tenendo conto delle sempre più ricorrenti alluvioni e smottamenti che hanno colpito il nostro Paese. La stragrande maggioranza dei cittadini fa riferimento allo scarso smaltimento dei rifiuti e all’organizzazione delle discariche; Il 45% denuncia l’inquinamento del mare e dei fiumi.
Nei giorni di lancio della COP26, lo studio ha esaminato come si sentono i cittadini riguardo all’impegno dei leader mondiali nell’affrontare il cambiamento climatico: se il 30% lo ritiene opportuno; una maggioranza relativa degli italiani, il 37%, lo considera importante ma insufficiente. Un terzo dei cittadini, invece, ritiene insufficienti gli sforzi compiuti dai grandi Paesi per contenere il riscaldamento globale.
Infine, per Rai Radio1, l’Istituto Demopolis ha chiesto agli italiani quale comportamento vorrebbero cambiare nella loro quotidianità per non aggravare il cambiamento climatico: 2 su 3 dimostrano la volontà di differenziare i rifiuti in modo più accurato per la raccolta differenziata, altri dicono di non comprare prodotti usa e getta. Ma quando si tratta di comportamenti consolidati, la resistenza è più forte: poco meno di un terzo ridurrà l’uso dell’auto, solo il 20% limiterà l’uso dell’aria condizionata in estate.