(BorsaeFinanza.it) Gli Exchange Traded Fund non hanno una data di scadenza, ma può capitare che si verifichi il delisting ETF per diverse ragioni. Questo comporta delle conseguenze poco gradevoli che riguardano gli investitori che hanno messo soldi su questi strumenti finanziari. Vediamo quindi nel dettaglio cosa succede in una circostanza del genere, le motivazioni e tutto ciò che occorre sapere sull’argomento.
Delisting ETF: cos’è e perché accade
Il delisting ETF non è altro che la cessazione della quotazione in Borsa di un fondo, che a quel punto diventa non più acquistabile o vendibile. Le motivazioni per cui può verificarsi una situazione di questo tipo possono essere così riassunte:
- scarsa di liquidità, ovvero l’ETF non è molto scambiato perché non vi è interesse tra gli operatori di mercato;
- elevata offerta di ETF, il che spinge il fornitore del fondo a delistarlo o fonderlo con un altro in quanto non produce abbastanza guadagni.
La cancellazione dell’ETF in un mercato si realizza in due fasi. Nella prima ci sarà un avviso pubblicato sul sito della Borsa in cui l’ETF è quotato, indicando tutte le caratteristiche del prodotto tipo: il nome, l’ISIN, il prezzo di chiusura, la data in cui è stato inserito e altre informazioni utili. Inoltre, è inserito nella comunicazione, con un anticipo di sei settimane, anche il giorno in cui l’ETF verrà delistato.
Nella seconda fase, vi è la liquidazione. L’investitore cioè si vedrà accreditare l’importo corrispondente al Net Asset Value del fondo qualche giorno dopo la data di delisting, a meno che non abbia deciso di vendere l’ETF prima della rimozione dalla Borsa.
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