Jerome Powell alla guida della FED rassicura: il “tapering” sarà graduale e dipenderà dall’andamento dell’economia. Rassicurazioni quindi dalla Federal Reserve, molto apprezzate dai prudenti investitori
Con il termine tapering si indica il rallentamento da parte di una banca centrale, un “assottigliamento” che nel lessico della Federal Reserve significa ridurre il programma di acquisti di titoli noto come Quantitative easing. Tramite l’acquisto di titoli obbligazionari, in particolare Buoni del Tesoro Usa e mortgage-backed securities, la Fed accresce la liquidità in circolazione (e, così facendo, anche il suo bilancio).
La banca centrale Usa annuncia: “Se i progressi dell’economia continueranno come atteso, una moderazione nel passo dell’acquisto di asset potrebbe essere presto necessario”. La Fed assumerà quindi un atteggiamento reattivo e non pro-attivo il che sta a significare che aumenterà il costo del denaro solo quando si tornerà alla piena occupazione con l’inflazione stabilmente poco sopra al 2%. L’incremento dei prezzi è da considerarsi come transitorio e legato ai colli di bottiglia della ripartenza.
La finanza mondiale ben spero in questo approccio che rassicura gli investitori proprio nel momento in cui il mondo e gli investitori sono preoccupati per quello che capita in Cina. Dal mondo asiatico arriva l’alert circa l’imminente collasso di Evergrande in quanto il governo di Pechino non appare intenzionato a salvare la società. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal: “Secondo quanto dichiarato dai funzionari cinesi sotto condizioni di anonimato, l’input di Pechino è di prepararsi alla possibile tempesta e di mettere in preventivo un possibile intervento solo in extremis e nel caso divenga chiaro che Evergrande non è in grado di pilotare un’uscita ordinata dalla crisi”. Se accadesse quanto preannunciato l’eco d tale default colpirà anche Europa e America.
Queste correlazioni tra USA, Europa e Cina creano movimento sul fronte dei cambi: l’euro é scambiato a 1,1736 dollari (1,1721 in avvio e 1,1731 ieri in chiusura) e a 129,314 yen (128,88 e 128,6) con il dollaro che vale 110,175 yen (109,95 e 109,5).