Da Oxford arrivano studi sui “no vaccino”

Di Barbara Molisano 2 minuti di lettura
Wall Street

Come sono i “no vax”? Uno studio dell’università di Oxford disegna un ritratto del gruppo di persone che non vogliono fare il vaccino

I “No vax” credono nei social media come l’unica vera fonte di informazioni, sono attratti dalle teorie del complotto e sono riluttanti a opporsi a coloro che cercano di sostenere cause diverse dalla loro. A dirlo lo studio “Psichiatriche e neurologiche problematiche nell’era del Covid-19: lezioni per il presente e il futuro” organizzato dall’Università degli Studi di Brescia e dalla Menarini International Foundation. Gli esperti hanno confermato che circa il 70% della popolazione vuole essere vaccinata, il 20-25% mostra dubbi ed esitazioni più o meno pronunciati e il restante 5-10% rappresenta il gruppo estremo degli oppositori inconciliabili.

 Emilio Sacchetti, promotore e coordinatore scientifico del web forum e professore emerito di Psichiatria dell’ateneo bresciano indagando i no vax sottolinea la loro avversione nei confronti di Big Pharma e il loro scetticismo sui tempi rapidi utilizzati per la sintesi dei vaccini.

“I no vax hanno maggiore sfiducia nei confronti del sistema e della scienza in genere, dei politici e dei sanitari in particolare; hanno una più spiccata propensione a vivere in contesti caotici e di erosione sociale; sono più attratti e disposti a credere a complotti e altre false credenze, più condizionati da dati incontrollati circa l’efficacia e la sicurezza dei vaccini, più refrattari al confronto con tesi diverse dalle proprie e propendono all’autoritarismo”.

Secondo Sacchetti “questo identikit dovrebbe indurci a una riflessione: promuovere la vaccinazione utilizzando il potere di convincimento della ragione non può bastare”.

La somministrazione della vaccinazione al 90% circa della popolazione italiana indica infatti che la quota degli esitanti è ormai ridotta all’osso, perciò altri strumenti dovrebbero essere messi in atto per spingere gli irriducibili a vaccinarsi, come una comunicazione empatica ed emozionale. Inoltre, è altrettanto evidente che serva ora una massiccia campagna di rinforzo motivazionale per contrastare i dubbi che potrebbero essere prodotti dalla contro-informazione anti-vaccinale”.

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