(Money.it) La strage a 100 metri dalle coste di Steccato di Cutro si sarebbe potuta evitare se gli interventi fossero stati tempestivi, eppure a oggi si contano ben 68 morti, di cui solo 56 sono stati identificati.
Le responsabilità di quanto accaduto – del naufragio di un barcone carico di migrante nelle acque crotonesi – non sono ancora chiare. La procura di Crotone, guidata da Giuseppe Capoccia, ha aperto un fascicolo sul naufragio, e oltre ad aver già individuato alcuni scafisti, ha anche acquisito le comunicazioni tra le autorità per capire se e quali siano stati ostacoli nelle operazioni di salvataggio.
Ciò che è certo è Frontex ha smentito la prima versione della Guardia costiera – che accusava la Guardia di Finanza di aver ingiunto alle motovedette di non uscire in mare – affermando che la Finanza avrebbe in realtà provato a ottenere un intervento congiunto, senza successo.
Solo pochi giorni fa, il comandante della capitaneria di porto di Crotone, Vittorio Aloi ha spiegato che la Guardia costiera sarebbe stata in grado di intervenire, ma che la ragione del mancato intervento siano da ricercare nei “piani operativi” e negli “accordi ministeriali”.
Come spiegato poi nell’editoriale di Domani, gli interventi della Guardia Costiera risultano effettivamente essere bloccati in un “limbo” di di procedure burocratiche tra due ministeri. Davanti a una simile tragedia è quindi quanto mai necessario comprendere da chi dipenda la Guardia Costiera.
Da chi dipende la Guardia Costiera?
Mentre il governo tace – al di là delle frasi di cordoglio – sulle possibili ed eventuali responsabilità di questa strage in mare, è quanto mai necessario capire quali sono i meccanismi e chi muove i fili degli interventi della Guardia Costiera. E tornano in aiuto le inchieste portate avanti da Domani.
I motivi del mancato intervento tempestivo andrebbero, infatti, rintracciati nella catena di comando. L’ente dipende ufficialmente dal ministero dei Trasporti, guidato dal leader della Lega, Matteo Salvini, il quale è prontam
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