Cyber flashing: molestare attraverso il web è un reato

Di Barbara Molisano 4 minuti di lettura

Tra i crimini online, anche la fornitura indesiderata di foto oscene è una molestia e dovrebbe essere trattata come tale. Ecco come proteggerti dal Cyber flashing, una vera e propria forma di  bullismo che purtroppo è diventata molto diffusa grazie alla tecnologia dei dispositivi mobili.

Questo è legato alla famigerata “immagine del pene” e se non ne hai mai sentito parlare, potresti essere tra le poche (fortunate) donne che non ne sono state vittime. Al contrario, potresti averlo subito, ma non sai come proteggerti. Quindi ecco tutto ciò che devi sapere sul software informatico e su come proteggerti. Il termine Cyber ​​Flashing indica un tipo di molestia online. Consiste nell’invio di immagini oscene di contenuto sessuale, generalmente primi piani di genitali (maschili). Si tratta di foto completamente non richieste che appaiono sui dispositivi di donne o uomini.

Questo invio di immagini oscene da parte di sconosciuti avviene tramite servizi di messaggistica tramite Bluetooth o tramite AirDrop, uno strumento che consente di condividere istantaneamente i contenuti con altri dispositivi Apple nelle vicinanze. Il mittente sfrutta il fatto che lo smartphone (se ha queste funzioni attivate) è solitamente identificato dal nome, mentre da parte sua sa che può rimanere anonimo. In un articolo pubblicato su Internazionale Fall 2020, i dati indagano uno studio condotto nel Regno Unito. Secondo questo studio, oltre il 40% delle donne di età compresa tra 25 e 35 anni ha affermato di aver ricevuto un’immagine non richiesta dei genitali maschili. Anche in Italia e altrove, i dati indicano che le vittime sono per lo più donne di tutte le età. In effetti, le impostazioni predefinite di AirDrop consentono a chiunque di inviare immagini in modo anonimo. Chi li riceve è obbligato a esaminarli prima di decidere se accettarli o meno. Pertanto, la vittima non ha la possibilità di allontanarsi dall’immagine oscena, anzi, per capire di cosa si tratta, è costretta a visualizzarla.

Questo sistema di condivisione della tecnologia sembra quasi favorire i criminali, che non hanno bisogno di conoscere l’identità o il numero di telefono della persona di cui hanno bisogno per inviare scatti intimi per inviare foto. Tra gli aspetti più preoccupanti di questi abusi, che avvengono per lo più per strada e sui mezzi pubblici, c’è il fatto che l’aggressore è sconosciuto ed è molto vicino alla vittima, poiché, purtroppo, condividere foto di nudo può anche metterti a rischio.  Per molti, però, inviare foto indesiderate (vale la pena sottolineare questo aspetto) dei suoi genitali è un gesto goliardico che dovrebbe essere considerato uno scherzo. Al contrario, questi episodi non solo non vanno minimizzati, ma vanno denunciati e condannati, poiché rappresentano delle vere e proprie vessazioni, molto più gravi delle forme di esibizionismo.

Così, la normativa italiana, all’articolo 660 del codice penale, definisce il reato di molestia. “Chiunque, in un luogo pubblico o in un luogo aperto al pubblico, o telefonicamente, per disturbo o per qualsiasi altro valido motivo, disturbi o infastidisca qualcuno, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con la multa fino a 516 euro”. Quindi, secondo questa definizione, l’hacking non è uno scherzo innocuo, ma un vero e proprio reato di molestie: quindi, come tale, va considerato e condannato.

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