Da un’analisi di Confesercenti abbiamo compreso che con la pandemia sono crollate le nascite di nuove imprese. Di dati é emerso che sono -75 mila in 18 mesi. In questo articolo analizzeremo i settori più in crisi e le regioni del Belpaese che non hanno visto nuove aperture
Il crollo della creazione di nuove imprese ha interessato tutti i settori dell’attività economica, anche se con diversa intensità. Circa un terzo delle startup defunte è infatti legato al commercio e al turismo, dove, rispetto al pre-covid, sono assenti quasi 25mila tipologie di attività nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (-11 641, -13,1%), edilizia abitativa(-1.854, -41,9%), ristorazione (-6.855, -32,9%) e agenzie di viaggio, tour operator e servizi di autonoleggio (-3.805, -17,3%). Si registrano perdite significative anche per l’apertura di nuove società nei settori manifatturiero (-5.924), edile (-3.033), agricolo, forestale e ittico (-2.257), trasporto e stoccaggio (-1.854). Nonostante ilbonus 110% e i movimenti in questo settore non sembrano nascere nuove aziende L’unica eccezione è rappresentata dalle attività finanziarie e assicurative, che hanno invece visto un aumento del numero di nuove iscrizioni di società (+1.504). Dopo tanti impresti le persone cercano certezze e rassicurazioni.
Esaminiamo la geografia delle “NON NUOVE APERTURE”. Il numero delle nuove imprese è in diminuzione in tutte le regioni italiane, pur con significative differenze a livello territoriale. L’impatto peggiore è proporzionale allo sviluppo degli altri anni, in Liguria (-18,4% di nascita di nuove aziende), in Umbria si registra (-17,3%) e in Molise (-16,4%).
Le perdite più contenute si registrano in Basilicata (-8,3%), in Campania (-10,2%) e in Sardegna (-10,4%). Tuttavia, se guardiamo al numero assoluto di imprese mai create, possiamo dire che le regioni in cui si registra la maggiore diminuzione delle iscrizioni agli istituti di istruzione sono quelle in cui la struttura produttiva è maggiore. La maglia nera è la Lombardia, di cui sono scomparsi -11.469 ingressi. Seguono Lazio (-9.544 nuovi stabilimenti), Piemonte (-6.052) e Toscana (-6.052), anche se nessuna regione sfugge al bagno di sangue dei nuovi stabilimenti.