(BorsaeFinanza.it)
Per acquistare criptovalute oggi è necessario rivolgersi a uno dei numerosi exchange disponibili online. I nomi più famosi sono quelli di Coinbase, Binance e Kraken, noti soprattutto a chi già conosce il mondo delle valute digitali. Purtroppo ci sono nomi altrettanto famosi che appartengono al passato recente. Nomi crollati sotto il peso di scandali e truffe. Come quello che ha travolto FTX di Sam Bankman-Fried mentre è di ieri la notizia che Binance e il suo amministratore delegato, Changpeng Zhao, hanno ammesso la loro colpevolezza in un’aula di tribunale a Seattle per le accuse di violazione alle norme antiriciclaggio e sulle sanzioni internazionali.
Ferdinando Ametrano, esperto di tecnologia Blockchain nonché fondatore e a.d. di CheckSig, ricorre a una delle sue metafore preferite per descrivere la situazione nel mondo delle criptovalute, quella della corsa all’oro, “dove si incontrano truffatori e fuorilegge, le mappe non sono state disegnate e lo sceriffo non è ancora arrivato in città”. Stavolta però il fondatore di CheckSig è convinto che lo sceriffo sia finalmente arrivato. Lo dimostrano l’ammissione di colpevolezza di Binance e del suo amministratore delegato Changpeng Zhao.
“La notizia arriva a poche settimane di distanza dalla condanna di Sam Bankman-Fried per il crack FTX – commenta Ametrano – e conferma che nel Far West del mondo cripto è arrivato lo sceriffo e la vita si fa dura per criminali e truffatori. Restano ancora alcuni nodi opachi da sciogliere, sia sul futuro di Binance adesso che Zhao si è dimesso sia su altri operatori ancora ‘chiacchierati’, ma il mercato apprezza queste operazioni di pulizia”.
Le banche non possono più fare finta di niente
Le banche hanno finora rifiutato, a parte alcune rare eccezioni e non nell’ambito degli istituti tradizionali, l’operatività in criptovalute. Le ragioni sono molte, tra le quali il fatto che spesso le criptovalute sono state legate ai temi del riciclaggio e della criminalità. Un errore che, secondo Ametrano, rimane grave sper due motivi. In primo luogo hanno mancato di offrire ai loro clienti una asset class che ha avuto rendimenti eccezionali. In secondo luogo hanno lasciato chi voleva investire in valute digitali nelle mani di attori poco affidabili. Ora però l’adozione istituzionale delle criptovalute sta accelerando. Secondo il Securities Services Evolution 2023 di Citi, il 74% degli istituti finanziari sono coinvolti negli asset digitali o nella tecnologia DLT, una crescita del 47% rispetto all’anno precedente. Inizialmente scettiche, le banche stanno ora attivamente esplorando il mondo dei digital asset.
Con la normativa europea MiCA pronta a entrare in vigore (2024), le chiarificazioni sulla fiscalità contenute nell’ultima manovra finanziaria italiana e la pressione sulla SEC per l’approvazione degli ETF sul bitcoin spot, gli istituti finanziari non possono più ignorare le criptovalute. “Questa apertura del mondo finanziario tradizionale risponde a una domanda di mercato crescente: in Italia il 4,4% delle famiglie con maggior reddito ha già investito in criptovalute. Gli ulti
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