(BorsaeFinanza.it) Nonostante il settore bancario abbia effettuato un’ottima pulizia dei bilanci dopo la crisi finanziaria del 2007, le altre crisi che si sono susseguite negli ultimi anni non hanno permesso di ottenere risultati ancora migliori. Pandemia, guerra Russia-Ucraina e ora l’inflazione e il rischio di una recessione mantengono il mercato dei crediti non performing a 340 miliardi di euro in Italia.
I crediti non performing sono le somme che i debitori non riescono più a ripagare regolarmente e per i quali il recupero è incerto sia in termini di rispetto della scadenza sia per l’ammontare dell’esposizione di capitale. All’interno della dicitura “non performing” rientrano tuttavia posizioni debitorie di diversa qualità, più o meno recuperabili, da problematici a inesigibili, da incagli a debiti ancora performanti ma da tenere sotto attenzione.
Proprio in questa variabilità di casistiche sta il problema del mercato dei crediti non performing, come spiega Graziano Meloni, presidente e amministratore delegato di Manteia-Memar srl, una fintech specializzata in tecnologia avanzata e servizi per banche e asset manager: “Quando i portafogli di crediti non performing vengono ceduti a fondi e servicer specializzati sono analizzati e presi in carico dai gestori, ma il vaglio e l’attività specializzata, vista la mole di documentazion
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