Credit Suisse, tre anni di scandali e ora l’addio di Harris

Di Redazione FinanzaNews24 4 minuti di lettura
Economia

(BorsaeFinanza.it)

È una nuova e dolorosa ferita quella che il Credit Suisse, colosso bancario svizzero in crisi, ha subito poche ore fa. Il socio storico Harris Associates, da venti anni nel capitale dell’istituto elvetico, se ne è andato sbattendo la porta. Sbattendola molto forte. Il vicepresidente di Harris Associates, David Herro, ha dichiarato al Financial Times che le opzioni sul mercato per investire sono tante e dunque è inutile puntare su “qualcosa che sta bruciando capitale nel momento in cui il resto del settore lo sta generando”. Alla Borsa di Zurigo il titolo ha reagito con un nuovo ribasso. Ammonta a oltre l’83% la svalutazione delle azioni Credit Suisse negli ultimi cinque anni.

Un mese dopo la maxi-perdita

Il disamoramento di Harris Associates dal Credit Suisse non nasce nelle ultime ventiquattro ore. Come dichiarato al Ft da Herro, la società di investimento aveva già iniziato a ridurre la propria presenza nella banca svizzera in ottobre. A gennaio, in particolare, la quota posseduta era di circa il 3% contro il 10% di sei mesi prima, una quota già ridotta rispetto a quella acquisita nel 2009. L’uscita arriva un mese dopo la maxi-perdita registrata da Credit Suisse sul bilancio 2022. Un buco da 7,3 miliardi di franchi svizzeri dei quali 1,4 solo nell’ultimo trimestre dell’anno. Solo nella grande crisi del 2008 il passivo era stato più elevato e pari a 8,2 miliardi di franchi svizzeri. La perdita 2022 segue quella del 2021, -1,7 miliardi di franchi. Il tutto in un settore, quello bancario, i cui margini stanno beneficiando del rialzo dei tassi di interesse, come ha sottolineato Herro: “Numerosi titoli europei si stanno muovendo in direzione opposta”.

Credit Suisse il piano di riorganizzazione non convince Harris

Nemmeno il piano di ristrutturazione lanciato dal Credit Suisse convince Harris Associates. Il taglio alle divisioni di trading più rischiose, nonché di 9.000 dipendenti, lo scorporo delle attività di investment banking e il potenziamento delle attività di gestione patrimoniale non sono sufficienti a convincere il socio deluso a tornare sui suoi passi. Sempre al Ft Herro ha confidato di ritenere il piano di ristrutturazione macchinoso e oneroso più delle attese.

Un’opinione opposta a quella espressa dall’amministratore delegato del Credit Suisse, Ulrich Korner, secondo cui nel lungo periodo la banca tornerà a essere molto redditizia per gli azionisti. Per il momento, tuttavia, gli azionisti hanno dovuto inghiottire una perdita monstre, una fuoriuscita di capitali dai suoi portafogli per 111 miliardi di franchi negli ultimi tre mesi del 2022 e un aumento di capitale, deciso a novembre, da 4 miliardi di franchi.

Il Credit Suisse è stato un freno alla nostra performance” ha detto, senza fare sconti, Herro secondo cui il Credit Suisse è stato per anni una perdita di tempo e valore. Harris Associates era entrato nel capitale del gruppo bancario nel 2009 quando le azioni valevano 23 franchi svizzeri. Ne esce in un momento in cui la quotazione è scesa sotto i 3 franchi, senza essere riuscito a fare il bis del successo del primo investimento nella banca elvetica, effettuato nel 2002 a 30 franchi e chiu


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