(BorsaeFinanza.it) Le turbolenze finanziarie che si sono verificate nell’ultimo mese potrebbero portare a un vero e proprio credit crunch nel sistema bancario internazionale. Il fallimento di tre grandi banche americane (Silvergate Bank, Silicon Valley Bank e Signature Bank) e il salvataggio di emergenza di Credit Suisse mediante la fusione con il rivale di sempre UBS hanno determinato un clima di grande incertezza, soprattutto negli istituti di credito più piccoli. La situazione critica ha attivato le autorità regolamentari per fornire la liquidità necessaria e far fronte alla continua fuga dei depositi, evitando altri collassi.
Questo per alcune settimane ha riportato un’apparente calma, ma l’ultima trimestrale di First Republic Bank ha rinnovato i timori. La banca di San Francisco aveva già ottenuto un sostegno di 30 miliardi di dollari da parte di 11 grosse aziende di credito circa un mese fa. Ciò non è stato sufficiente a impedire un deflusso shock di 100 miliardi di dollari nei primi tre mesi dell’anno. Ora si discute di un piano di salvataggio o di altre soluzioni, come la vendita di asset e la costruzione di una bad bank per impedire il dissesto. Il problema è l’effetto che un’escalation eventuale potrebbe avere sulle altre banche.
Credit crunch: per Pictet non ci sarà taglio dei tassi
In una situazione del genere è pensabile che il denaro fluisca con facilità? Secondo un rapporto realizzat
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