E per chi sta credendo o sperando che sia finita, in realtà non è così. Non si tornerà immediatamente alla normalità il 31 marzo. Il percorso sarà lungo e step by step e occorre sempre tener ancora sotto osservazione l’indice RT. Se è vero che non preoccupa la capienza ospedaliera preoccupano ancora i contagi. La partita non è alla battute finali e l’ISS e il Ministero della Salute invitano ancora alla cautela. Possiamo farcela, ma con le dovute accortezze
A parlare di prossimo futuro sul fronte covid in Italia, è stato il portavoce del Comitato Tecnico Scientifico ovvero il dott. Silvio Brusaferro in un’intervista al noto quotidiano “Repubblica”. L’esperto afferma che: “Il percorso di rilascio è fatto con cautela e progressività. Non è che si riapre e basta, è importante anche continuare a monitorare l’andamento dell’epidemia, per vedere come evolve. Perché la rimodulazione delle misure deve tener conto degli andamenti”.
Intanto dall’ultimo bollettino delle Regioni emerge che i casi di Covid nel Belpaese sono circa 74 mila, sicuramente in diminuzione rispetto ai giorni precedenti ma con una curva di andamento che ancora preoccupa gli esperti. Nell’ultima settimana, quella appena conclusa, tornano a salire sia l’incidenza dei casi da Coronavirus sia l’indice di trasmettibilità Rt(che ha avuto un incrementi da 0,84 a 0,94). Inoltre dall’analisi dei dati diffusi e monitoraggio settimanale dell’Iss-ministero della Salute, si sottolinea che occorre ancora enere alta l’attenzione. Per fortuna ci sono dati che non preoccupano: la pressione ospedaliera è infatti pressoché stabile, terapie intensive al 4,8% e ricoveri al 12,9%. Anche il governo, presentando nei giorni scorsi il decreto riaperture, ha insistito sul non abbassare ancora la guardia: la road map di torno alla normalità c’è, ma la pandemia non è ancora terminata.
Ad affermarlo è proprio il ministro della Salute, Roberto Speranza: “Chiediamo di insistere con le vaccinazioni ogni dose è uno scudo in più per il Paese”.