Covid come malattia professionale: criteri e ITA

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
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L’INAIL ha  fatto chiarezza pubblicando le Raccomandazioni, della  SCC- Sovrintendenza sanitaria centrale (Scc) per la conferma diagnostica dell’infezione da SARS-CoV-2, la durata del periodo di assenza da lavoro per inabilità temporanea assoluta (ITA) ed i criteri medico-legali per il riconoscimento del nesso causale.

Sono istruzioni operative su come valutare il Covid come malattia professionale sul posto di lavoro. Secondo la Raccomandazione 5/2020, qualsiasi cartella clinica, compresa quella rilasciata dall‘INPS per malattia generale, è utile per confermare un infortunio. Per quanto riguarda la durata del periodo di inabilità per covid19 si segnalano specifiche per il periodo ITA:”L’ ITA parte dal momento in cui è attestato l’inizio dell’assenza da lavoro, anche solo riferibile ad quadro sindromico non specifico (affezione simil-influenzale), successivamente ricondotto a malattia COVID-19. Il termine del periodo di astensione, con conseguente rientro al lavoro, coincide con un risultato asintomatico e negativo a due test molecolari”.

Nel caso in cui i sintomi riappaiano dopo il secondo striscio negativo, se il periodo di astinenza non è terminato, viene a prolungato fino a quando i sintomi scompaiono e si verifica una nuova smentita di infezione. Se, al contrario, si verifica una ricaduta dopo il ritorno al lavoro, dovrebbe essere avviata una nuova indagine.

La Raccomandazione 8/2020 specifica quattro criteri medico-legali che devono essere presi in considerazione in casi sospetti diSARS-CoV-2:

  • Valutazione del livello di rischio del lavoro svolto (evidenza tecnico-scientifica, casi studio).
  • Corrispondenza tra lo svolgimento dell’attività e la categoria specificata (verifica del luogo e dell’orario di lavoro; analisi dei compiti e delle responsabilità svolte; esame anamnestico; informazioni ricevute dal datore di lavoro; esiti di eventuali accertamenti ispettivi sull’adozione delle misure di contenimento).
  • Coincidenza dei dati epidemiologici territoriali con picco epidemico/pandemia e diffusione (latenza dei sintomi/tempo di incubazione). Si fa riferimento anche alla presenza nello stesso luogo di lavoro di altri lavoratori contagiati.
  • Possibili correlazioni con il lavoro. Si richiede l’analisi di ulteriori elementi quali: il lavoro effettivamente svolto in presenza di un ambiente ad alto rischio (come sopra confermato); la presenza di infezioni familiari (con valutazione dei criteri cronologici e del periodo di latenza); come raggiungere il posto di lavoro, che potrebbe non giustificare un’infezione professionale (sia da infortunio sul lavoro, sia a maggior ragione da quanto accaduto durante il viaggio (durante il viaggio verso il posto di lavoro e ritorno, al luogo del cibo abituale, ecc. ).
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