Covid-19: non dà tregua neanche in estate. Le reinfezioni al 9,5%

Di Redazione FinanzaNews24 2 minuti di lettura
l'indice Rt che schizza in salita a 1.26. Accelera anche l'aumento dell'incidenza,

Neanche il caldo sta riuscendo a contenere il covid: continua a crescere la quota di italiani contagiati da Sars-CoV-2 dopo avere già superato precedenti infezioni Covid. Dal 8,4% della scorsa settimana si è raggiunto oggi il 9,5%. Oltre 86mila nuovi casi, aumentano le terapie intensive. Sono 930mila i positivi nel Belpaese

Dal report esteso dell’Istituto superiore di sanità sull’andamento di Covid19 emerge:”Nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati risulta pari a 9,5%, in aumento rispetto alla settimana precedente (8,4%, dato con tempi di consolidamento maggiori rispetto ad altre informazioni). Dal 24 agosto 2021 al 28 giugno 2022 sono stati segnalati 587.347 casi di reinfezione, pari a 4,0% del totale dei casi notificati”.

Dalle analisi del rischio di reinfezione a partire dal 6 dicembre 2021, data considerata di riferimento per l’inizio della diffusione della variante Omicron, Istituto Superiore della Sanità, evidenzia un aumento del rischio relativo aggiustato di reinfezione (valori significativamente maggiori di 1) “nei soggetti con prima diagnosi di Covid-19 notificata da oltre 210 giorni, rispetto a chi ha avuto la prima diagnosi fra i 90 e i 210 giorni precedenti. Il rischio di reinfezione è superiore nei soggetti non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni, rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni; nelle femmine rispetto ai maschi; nelle fasce di età più giovani (dai 12 ai 49 anni), rispetto alle persone con prima diagnosi in età compresa fra i 50-59 anni; negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione”.

L’ISS mette in guardia gli italiani e afferma: “Nonostante il periodo estivo in cui molte attività vengono svolte all’aperto, si conferma una fase epidemica acuta caratterizzata da un forte aumento dell’incidenza, da una trasmissibilità (sia calcolata su casi sintomatici che su casi ricoverati in ospedale) al di sopra della soglia epidemica e da un aumento nei tassi di occupazione dei posti letto in area medica e terapia intensiva”. 

 

 

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