Cosa succede dopo l’uscita della Russia dal Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa?

Di Redazione FinanzaNews24 2 minuti di lettura
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(Money.it) Il presidente russo Putin ha avviato la procedura per uscire ufficialmente dal Trattato sulle forze convenzionali in Europa (Cfe) firmato a Parigi nel 1990. Il percorso di uscita era stato già avviato nel 2015, quando la Russia aveva sospeso la sua partecipazione al Consiglio. Le motivazioni sono state messe nere su bianco nel documenti ufficiale di nomina del viceministro per gli Affari Esteri della Federazione Russa, Sergey Alekseevich Ryabkov. Nel documento si legge infatti che, non solo Ryabkov studierà la questione della denuncia del Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa, ma che questo (n.d.r Cfe) limita limita il dispiegamento di armi convenzionali in Europa in modo non soddisfacente per Mosca.

La Russia potrebbe a questo punto proseguire per il proprio obiettivo, ovvero denunciare il Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa perché sarebbe stato violato dalle ex repubbliche sovietiche come Estonia, Lettonia, Lituania e nazioni del Patto di Varsavia, come la Bulgaria, che sono diventati membri della Nato nel 2000.

Dal 2015, quando Mosca ha di fatto sospeso la partecipazione al Cfe, ha dichiarato che gli interessi della Federazione Russa nel Gruppo consultivo congiunto sono stati rappresentati dalla Bielorussia. Dalla dichiarazione di uscita ufficiale la Russia perderebbe quindi qualsiasi tipo di rappresentazione e al tempo stesso non sarebbe più obbligata a fornire alcun tipo di infor


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