Cosa sta succedendo al Pnrr e quanti soldi rischia di perdere l’Italia

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
Wall Street

(Money.it) Il Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, fa parte del Recovery plan o Next Generation Eu ed è un piano europeo per la ripresa post pandemia, ma che grazie ai giusti investimenti rappresenta una svolta per la sanità, l’istruzione, l’ambiente e la digitalizzazione. L’Europa ha quindi scelto di investire in Italia e puntare sul Paese 190 miliardi di euro (su un totale di 750 miliardi di fondi stanziati per il progetto) al quale l’Italia ha aggiunto 30 miliardi per dare una svolta davvero decisiva.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un lavoro impegnativo e che punta a riformare i pilastri della società italiana dalla digitalizzazione, alla transizione ecologica, dalle infrastrutture alla ricerca e dalla salute all’inclusione. I finanziamenti però rischiano di bloccarsi di fronte a un ritmo italiano che non viaggia pari passo a quello stabilito dall’Europa. Il ritmo è stato rispettato fino alla fine del governo Draghi, tanto che l’Europa ha erogato la somma stabilita (pre-finanziamento, prima e seconda rata per un valore totale di 67 miliardi di euro).

I problemi sembrano essere iniziati con l’ingresso del governo Meloni. Ma è davvero così? Cosa sta succedendo e perché rischiamo di perdere la terza rata da 19 miliardi di euro?

Troppi soldi da spendere? Perché il Pnrr va a rilento

Il governo Draghi aveva dovuto ridimensionare le prime spese dei finanziamenti arrivati dall’Europa, da 40 miliardi a poco più di 30. A marzo la Corte dei Conti, in un rapporto di 900 pagine, ha però confermato che la somma spesa nel 2021 dal governo Draghi era stata in realtà pari a 23 miliardi di euro (12% della somma totale degli investimenti per il 2026).

Il problema principale è che l’Italia non era pronta e non lo è neanche oggi a spendere una cifra così grande. La Corte dei Conti nel suo rapporto mette nero su bianco che il Paese ha una burocrazia pesante, farraginosa e quindi lenta. Lentezza burocratica che si manifesta chiaramente all’interno dei Comuni che dovrebbero gestire gran parte dei fondi del Pnrr. Il problema è tipicamente italiano, qualcosa che ancora non riusciamo a scrollarci di dosso: bandi di concorso


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