Cosa rischia chi fa i cori razzisti allo stadio?

Di Redazione FinanzaNews24 2 minuti di lettura
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(Money.it) Non di rado la tifoseria, soprattutto quella calcistica, oltrepassa i limiti della goliardia per sfociare in manifestazioni aggressive e talvolta violente. Ovviamente non tutti i tifosi prendono parte a queste azioni, che di sportivo hanno ben poco, ma di solito qualcuno che si fa un po’ prendere la mano c’è, soprattutto negli stadi. Oltre a un eccesso di entusiasmo, è complice anche una certa sottovalutazione di alcuni comportamenti. I cori allo stadio, per esempio, sono un classico per i tifosi che vogliono supportare la propria squadra. Molto spesso, però, il coro diventa il mezzo per screditare gli avversari ed è qui che bisognerebbe fare più attenzione. Intonare cori razzisti può perfino avere conseguenze penalmente rilevanti, oltre a procurare al tifoso altre sanzioni.

Razzismo e sportività appaiono come ossimori, anche se nella realtà dei fatti questa triste piaga sociale spesso contamina gli eventi sportivi. Innanzitutto, già l’organizzazione delle competizioni facilita in qualche modo gli insulti a sfondo razzista. Squadre divise per territori e tifosi che oltrepassano i limiti del patriottismo e dello slancio sportivo, nulla di nuovo. A ciò si aggiunge poi la controversa questione della differenza tra la nazionalità o l’etnia dei giocatori rispetto alla squadra di rappresentanza. Proprio oggi, durante la finale di Atalanta – Juventus, lo juventino Vlahovic è stato aspramente appellato dai tifosi bergamaschi come “zingaro”, per la sua nazionalità serba. Ecco perché ci si torna a chiedere quali siano l


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