Cosa rischia chi commette un femminicidio: in Italia c’è un problema giuridico?

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
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(Money.it) L’aumento dei casi di femminicidio in Italia lascia intendere, nemmeno troppo velatamente, che la repressione di questo tipo di reati non è molto efficace. In effetti, da uno studio effettuato dal Ministero della Giustizia emerge che nel 70% delle sentenze sulle cause di femminicidio vengono concesse le attenuanti ai colpevoli. Le ripercussioni di questa tendenza sono facilmente intuibili: pene più brevi, talvolta nemmeno scontate per intero, e una forma quasi nulla di prevenzione.

Se l’origine dei femminicidi è indagata da diverse branche scientifiche, ad esempio la sociologia e l’antropologia, alla legge spetta il compito di reprimerli. Questo evidentemente non accade, perlomeno non di frequente e non con l’efficacia che ci si aspetterebbe da un ordinamento così attento. Allora ecco che si addita la legge, ci si chiede quale sia il problema giuridico che lascia una lacuna così profonda da lasciare i femminicidi puniti con un guanto di seta.

Eppure, la ricerca di un problema giuridico e normativo si arresta presto. La legge italiana non è così lassista sulla violenza, soprattutto su quella ai danni delle donne, vittime in quanto tali. È vero che sul punto si potrebbe far di meglio e che gli aggiornamenti sono abbastanza recenti (la legge sul Femminicidio è del 2014 e ha ricevuto un aggiornamento solo 4 anni fa), ma probabilmente anche un ulteriore inasprimento delle misure non sarebbe sufficiente. La base per cui esiste questo problema di scarsa punibilità non sono le norme, ma i processi. La facilità con cui ai colpevoli di femminicidio vengono concesse le attenuanti è dovuta quasi interamente alle interpretazioni dei giudici, con sentenze figlie di un retaggio patriarcale che mette i bastoni fra le ruote a qualsiasi tentativo di giusto processo.

Il problema giuridico sulle condanne per femminicidio, il sessismo giudiziario nei tribunali

Il problema dei femminicidi è tristemente sempre più attuale. È di poche ora la confessione del fidanzato di Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi e brutalmente assassinata. Due circostanze che potrebbero dar luogo all’applicazione di due aggravanti previste dalla legge sul femminicidio (e non solo in realtà): la vittima in stato di gravidanza e l’omicidio da parte di una persona legata alla vittima da una relazione affettiva.

Chiaramente è troppo presto per pen


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