I nuovi pensionati di domani, potrebbero percepire l’assegno ridotto fino al 40% del loro stipendio.
Le nuove generazioni di giovani che andranno in pensione, rischiano di percepire una pensione nettamente ridotta.
Uno studio condotto da Progetica e Moneyfarm, ha analizzato vari dati, e ha previsto degli scenari contributivi e le situazioni economiche dei lavoratori che arriveranno a fine carriera.
I dati che sono stati elaborati sono il decennio di nascita e il sesso, per un totale di 8 profili rappresentativi di 3.251.626 cittadini italiani. Si tratta di uomini e donne nati nel 1960, 1970, 1980 e 1990, che ora hanno 60, 50, 40 e 30 anni.
Per gli otto profili, la pensione dovrebbe essere mediamente 1.337 euro al mese, ma è bene ricordarsi che cambierà il tasso di sostituzione, cioè la percentuale tra la prima rendita di pensione completa e l’ultimo reddito annuo completo.
Ad esempio, ipotizzando che un dipendente con un tipo di lavoro continuativo e con i contributi regolari a partire dai 25 anni, i nati nel 1960 riceveranno in media, il 71% della loro retribuzione. Per i pensionati di domani, cioè i nati nel 1990, l’assegno pensionistico potrebbe essere il 40%.
Un crollo dell’assegno pensionistico prevedibile a causa dei vari problemi, di crisi economica, che l’Italia sta attraversando.
Inoltre lo studio condotto da Progetica e Moneyfarm, mette in analisi le lavoratrici donne
Il divario è evidente: le pensioni che saranno corrisposte alle donne, saranno: dal 17% o 18% per i 30-40 anni al 21% o 22% per i 50-60 anni.
Le ragioni di questo enorme divario, per le generazioni di futuri pensionati, è il sistema contributivo italiano, che a causa dei vari cambiamenti economici del paese, ne risente e ne risentirà indubbiamente.
Di fatti i dati dimostrano che solo il 35% dei lavoratori hanno deciso di destinare il TFR sotto forma di previdenza integrativa. Invece solo il 23% dei lavoratori versa i contributi ai fondi pensionistici, e inoltre tra questi, 2 milioni hanno smesso di pagare.