La corsa al vaccino per il Coronavirus sembra aver ricevuto un’improvvisa accelerazione. E l’Italia, con le sue eccellenze in campo farmacologico, ha recitato un ruolo di primissimo piano. A scovare un possibile “antidoto” per il COVID-19, infatti, sono stati i ricercatori della Advent-Irbm, azienda farmaceutica con sede a Pomezia, a poche decine di chilometri di distanza da Roma.
Il centro di ricerca alle porte della Capitale, infatti, è una delle strutture più all’avanguardia nel settore della ricerca chimico-farmaceutica e sin dai primissimi giorni dall’esplosione dell’emergenza aveva iniziato a lavorare su possibili medicinali contro il Coronavirus. Ora, fanno sapere i vertici Advent-Irbm, la fase di test di laboratorio si è conclusa con successo, si può dare inizio alla fase successiva: quella dei test clinici sulle persone. E ora entra in gioco uno dei partner più importanti per Advent-Irbm in questa “impresa”: lo Jenner Institute dell’Università di Oxford, nel Regno Unito.
Vaccino Coronavirus, parte la sperimentazione
A dare notizia delle novità sul vaccino per il COVID-19 è Piero di Lorenzo, amministratore delegato di Irbm. Stando alle parole del dirigente dell’azienda italiana, nei prossimi giorni partirano da Pomezia 550 dosi del vaccino in direzione del Regno Unito. Qui, sotto la supervisione e il controllo dei ricercatori dello Jenner Institute, il vaccino sarà testato su altrettanti volontari sani, così da valutarne efficacia ed eventuale tossicità.
“Si è deciso di passare direttamente alla fase di sperimentazione clinica sull’uomo, in Inghilterra – spiega Di Lorenzo all’ANSA – ritenendo, da parte della Irbm e della Oxford University, sufficientemente testata la non tossicità e l’efficacia del vaccino sulla base dei risultati di laboratorio, che sono stati particolarmente efficaci”.
Quando sarà disponibile il vaccino contro il Coronavirus
L’amministratore delegato dell’azienda italiana ha anche fornito una road map futura su quella che potrebbe essere la distribuzione del vaccino nel caso in cui i test sulle persone diano i risultati sperati. I primi vaccini potrebbero essere somministrati già a settembre, al personale sanitario e alle forze dell’ordine in “modalità di uso compassionevole”. Terminata questa prima fase di vaccinazione, il medicinale potrebbe essere messo finalmente a disposizione dei sistemi sanitari nazionali, incluso quello italiano.
Ipotizzabile, dunque, che dai primi mesi del 2021 le persone più a rischio potrebbero iniziare a essere vaccinate contro il COVID-19. Il piano, poi, potrebbe subire un’ulteriore accelerata grazie a nuovi finanziamenti “di rilevante entità” da parte di vari investitori e diversi Governi, interessati ad avere a disposizione il vaccino il più presto possibile.
Articolo originale di Quifinanza.it.