Coronavirus, come la crisi delle banche in Italia rischia di avere effetti sul resto del mondo

Di Redazione FinanzaNews24 6 minuti di lettura
Wall Street

La pandemia scoppiata a seguito dell’emergenza Coronavirus preoccupa molto gli economisti. Lo stop delle attività e un intero Stato in quarantena metterà a dura prova l’economia Italiana, tanto che c’è chi già parla di rischio recessione per il Paese. Per questo motivo se il virus sarà la causa di una crisi finanziaria globale, il collasso delle banche italiane potrebbe essere proprio la miccia scatenante.

Già l’economia italiana ha subito una forte battuta d’arresto quando solo una parte della penisola era stata dichiarata zona rossa. Qualche giorno fa, però, il Governo ha rafforzato il blocco estendendo le misure restrittive e contenitive a tutta l’Italia, fino alla decisione presa ieri sera che ha portato alla chiusura di tutti i negozi (ad eccezione di quelli che offrono beni e servizi di prima necessità, come farmacie e supermercati).

Con il blocco delle attività commerciali, di fatto, il rischio di un contagio più ampio può cambiare il modo in cui le banche italiane – già considerate le più deboli d’Europa – decideranno di rispondere alla crisi. Si tratta di una vera e propria prova di forza, che non tutte però riuscirebbero a superare.

Le imprese e le famiglie a corto di liquidità, anche a seguito dei provvedimenti annunciati dall’Esecutivo, potrebbero smettere di rimborsare i loro prestiti e, allo stesso tempo, i titoli di Stato (che costituiscono una grossa fetta delle attività bancarie) potrebbero perdere valore, poiché l’attuale situazione in cui riversa l’Italia spaventa gli investitori. Non è solo il clima di incertezza a preoccupare, ma gli impegni che il Governo centrale ha promesso di mantenere per far fronte all’emergenza sanitaria (con interventi che comportano un investimento di fondi e denaro non indifferente).

Perché l’emergenza sanitaria in Italia spaventa il resto del mondo

Tutto questo, come è facile intuire, andrebbe a corrodere le riserve di capitale delle banche in Italia, ridurrebbe la disponibilità dei loro prestiti e, quindi, rallenterebbe ulteriormente l’economia. Il Coronavirus, in questo modo, non rischia di essere un problema solo per l’Italia ma, a livello economico – finanziario, diventa una vera e propria minaccia per il resto del mondo.

Non a caso, recentemente, proprio la Banca Centrale Europea ha annunciato misure volte a sostenere i Paesi Membri dell’Ue dagli effetti disastrosi che il virus cinese potrebbe avere sulle finanze pubbliche. Questa settimana la Presidente della BCE, Christine Lagarde, durante una teleconferenza ha anche messo in guardia i leader politici all’ascolto, chiedendo loro di tenersi pronti per affrontare un’imminente crisi finanziaria in stile 2008 (nel caso in cui non avessero avviato azioni di contrasto e contenimento). Un’appello questo che è arrivato proprio mentre le preoccupazioni per le banche italiane continuano a crescere.

Poiché il mercato azionario italiano è caduto più degli altri mercati europei, i titoli bancari italiani sono stati tra le maggiori vittime. Le azioni di UniCredit, la più grande banca d’Italia, sono per esempio crollate nell’ultimo mese del 39%.

Da metà febbraio, infatti, il tasso di interesse/rendimento che l’Italia paga con i suoi Titoli di Stato è aumentato, anche quando Paesi come gli Stati Uniti e la Germania hanno visto diminuire i costi legati ai loro prestiti. Gli investitori, inoltre, devono ora pagare il doppio per assicurare i loro titoli contro un potenziale default italiano.

Coronavirus e crisi delle banche, il Governo è davvero pronto?

Come se non bastasse, gli esperti hanno fatto notare che questo clima di incertezze e tensione potrebbe scatenare un circolo vizioso, una sorta di reazione a catena, in cui i dubbi sullo stato delle finanze pubbliche italiana (nonché sulle condizioni delle banche nel Paese) si alimentano a vicenda scoraggiando potenziali investimenti e, quindi, la ripresa dell’economica.

La preoccupazione nasce anche in considerazione del fatto che le banche italiane, nel loro insieme, possiedono circa un quarto del debito pubblico del Paese. Il destino delle Istituzioni Finanziarie nonché del Governo è pertanto collegato, tanto che il crollo di una delle due parti potrebbe rivelarsi destabilizzante ed essere la causa di una forte recessione.

Alla luce degli ultimi scontri al Governo, non solo tra maggioranza e opposizione ma anche all’interno dei partiti attualmente al comando, le autorità italiane – a differenza di altre Potenze mondiali – potrebbero essere meno preparate a gestire un’improvvisa crisi bancaria. È facile, dunque, capire ad oggi perché l’Italia nello scenario globale è vista come l’anello debole della catena.

Articolo originale di Quifinanza.it.

Condividi questo articolo
Exit mobile version