Continua l’export dei beni intermedi del “Made in Italy”

Di Gianluca Perrotti 3 minuti di lettura
Germania e francia guidano la ripresa

Nonostante la crisi e l’aggravarsi  dei costi di produzione le nostre aziende ancora reggono il duro colpo di questo 2022 che le previsioni definivano molto più roseo di quello che effettivamente è. Secondo gli esperti dell’import/export italiano i settori delle nostre esportazioni vedono nel 2022 ampie crescite in valore, mentre gli aumenti in volume rimangono
generalmente più contenuti.

Secondo il rapporto SACE  tale andamento è particolarmente evidente per i beni intermedi, specie metalli e chimica, le cui esportazioni proseguono con una crescita a doppia
cifra anche quest’anno, il mercato non ha buone previsioni invece per il 2023/2024 per numerosi prodotti tra cui alimentari e beni di consumo.

La Geografia delle nuove esportazioni e dei mercati

Estratto del Rapporto SACE:

Da un lato, infatti, alcuni mercati, per area e struttura economica, sono stati più colpiti dalle ripercussioni delle misure anti-Covid (ad esempio Paesi a vocazione turistica o manifatturieri) o dall’incremento dei prezzi degli input esportati in misura rilevante da Russia e Ucraina (dagli oil importer alle economie a propensione agricola).

Dall’altro, invece, i rincari delle materie prime sta determinando un beneficio per i Paesi esportatori netti di queste commodity: tali economie ricevono nuovo stimolo dai cambiamenti che il conflitto ha generato nell’approvvigionamento globale di materie prime, dal cui commercio Russia e Ucraina sono, in misura diversa, parzialmente escluse.

Tra le diverse aree geografiche, i Paesi dell’Est Europa, al centro del ciclone, sono fisiologicamente le economie che soffrono maggiormente e sono destinate a subire più a lungo gli effetti del conflitto in corso. L’Europa avanzata patisce le criticità dell’approvvigionamento di input, in particolare quelli energetici, e le difficoltà lungo le catene globali, ma la struttura economica dei Paesi
permette loro di mitigare, almeno temporaneamente e in alcuni casi parzialmente, tali effetti. L’autonomia energetica e la domanda interna sono gli elementi a sostegno delle importazioni del Nord America, così come lo sono per i principali mercati dell’America Latina la lontananza dal conflitto, il relativo isolamento di molte economie rispetto alle catene globali del valore, l’autosufficienza energetica e alimentare. A beneficiare dei rincari dei prezzi dell’energia e delle nuove fonti di fornitura cercate dai Paesi europei è il Medio Oriente e Nord Africa, seppure, soprattutto in quest’area, con differenze significative tra Paesi esportatori e non.

L’Asia-Pacifico è influenzata dalle politiche “zero Covid” attuate specialmente in Cina, oltre che da una differenziazione di geografie a seconda del grado di dipendenza dall’import di materie prime energetiche e alimentari dalle zone del conflitto. Il persistere delle conseguenze della pandemia su economie a minore copertura vaccinale, già finanziariamente fragili, largamente informali e poco diversificate, e l’impatto del conflitto sulla sicurezza alimentare mantengono deboli le prospettive di crescita della domanda dell’Africa Subsahariana.

Fonte: https://www.sace.it/studi/dettaglio/rapporto-export-2022-caro-export—sfide-globali-e-il-valore-di-esserci

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