(Money.it) Anche per il padre, così come per la madre, è previsto un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro in caso di nascita, adozione o affidamento del figlio.
Conosciuto come congedo di paternità, negli ultimi anni le regole sulla durata sono state più volte oggetto di modifica fino a stabilizzarsi, con la legge di Bilancio 2022, nei 10 giorni riconosciuti anche nel 2023 (con la possibilità d’incrementarli di un’ulteriore giornata). Così l’Italia si è adeguata a quanto stabilito dalla direttiva europea del 4 aprile 2019, con la quale appunto la durata minima per l’astensione obbligatoria per il padre è stata fissata a 10 giorni.
Il vantaggio del congedo di paternità è che nei 10 giorni di assenza il padre lavoratore ha diritto allo stipendio per intero: la relativa indennità è infatti pari al 100% della retribuzione.
A tal proposito, alla luce delle novità introdotte e dell’importanza del congedo di paternità, facciamo chiarezza su come farne richiesta e su come fare per incrementarne la durata di un giorno ulteriore.
Chi ne ha diritto
Il congedo di paternità spetta ai padri – anche adottivi, affidatari, o collocatari – entro il 5° mese dalla nascita del figlio, dall’affidamento o comunque dall’ingresso in famiglia (o in Italia) laddove riconosciuto a seguito di adozione nazionale o internazionale. Per poter richiedere il congedo è comunque necessario avere un contratto come lavoratore dipendente.
Compatibilità con il congedo di maternità
Il congedo di paternità è un diritto autonomo: ciò significa che spetta indipendentemente dal fatto che la madre stia usufruendo o meno del congedo di maternità.
Ciò vale per tutti i 10 giorni di congedo, che possono essere goduti anche in maniera continuativa, eccetto che per l’11° extra (come vedremo meglio di seguito).
La legge di Bilancio 2022 ha anche reso strutturale lo strumento del cosiddetto congedo facoltativo del padre,
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