Lo studio, condotto dal 24 agosto al 26 settembre 2022, ha coinvolto 25 paesi in 5 continenti. Sono state intervistate 25.000 persone, con una media di 1.000 persone per ciascuno dei paesi selezionati in base al peso demografico e all’impatto ambientale, tenendo conto dell’eterogeneità delle politiche ambientali e culturali.
Barometro 2022: Qual è il livello di percezione del rischio del cambiamento climatico?
Il campione individuato copre il 61% della popolazione mondiale e il 68% delle emissioni che modificano il clima. I risultati mostrano che mentre il cambiamento climatico è ora inaspettatamente visto come un rischio specifico, c’è invece maggiore incertezza tra i cittadini su quali azioni intraprendere. In ogni caso, la maggioranza degli intervistati ha mostrato disponibilità per una transizione ecologica, purché si realizzi a una serie di condizioni.
Al sondaggio ha partecipato anche l’Italia, dove la percezione del 70% della popolazione -così come degli intervistati di altri Paesi- è che i rischi legati al cambiamento climatico possano costarci di più degli investimenti nella transizione ecologica: il 60% si è espresso in questa direzione ed erano disposti ad accettare tutti i cambiamenti necessari per l’adattamento e la mitigazione, purché non comportino rischi per la salute, vi sia un’equa distribuzione degli sforzi e le soluzioni scelte siano realmente efficaci.
Percezione del rischio cambiamento climatico in Italia rispetto al resto del mondo
Il nostro Paese è stato più informato sulle decisioni: il 62% degli intervistati ritiene di non parlare abbastanza delle azioni da intraprendere, mentre la media degli altri Paesi è del 56%.
Per quanto riguarda le soluzioni proposte, il 54% degli italiani (rispetto al 42% a livello globale) ha dichiarato di essere a conoscenza della possibilità di utilizzare dispositivi intelligenti per la gestione dell’energia negli edifici; Il 34% del campione conosce sistemi industriali di cattura dell’anidride carbonica per convertirla in metano o idrogeno, poco al di sotto della media mondiale del 33%.
Il 56% degli italiani (rispetto al 49% del resto del mondo) sa anche che i rifiuti organici ei fanghi di depurazione possono essere utilizzati per produrre fertilizzanti.
L’indagine ha misurato anche la misura in cui era necessario agire in relazione alla percezione dei rischi del cambiamento climatico, caso in cui l’Italia si è dimostrata più sensibile: se il 68% dei cittadini del mondo era d’accordo con gli impianti di produzione di energia. Partendo dai fanghi di depurazione e dai forsu vicino casa, la media italiana è dell’81%, in quanto il 78% dei residenti del Belpaes è disposto a lavare piatti e vestiti in acqua riciclata rispetto alla media mondiale del 69%.
La disponibilità a pagare più tasse per ospitare edifici pubblici per il controllo della qualità dell’aria è anche più alta tra gli italiani, che si dichiarano favorevoli al 66% rispetto al 61% degli intervistati del resto del mondo.