Chiarimenti sulle quote di iscrizione delle APS: la posizione dell’Agenzia delle Entrate

Di Barbara Molisano 3 minuti di lettura
Tasse

Con la risposta all’interpello n. 115 del 23 maggio 2024, l’Agenzia delle Entrate ha fornito importanti chiarimenti riguardo alla qualificazione delle quote di iscrizione e dei corrispettivi specifici versati dagli iscritti alle Associazioni di Promozione Sociale (APS) affiliate a organizzazioni nazionali.

La corretta qualificazione delle quote di iscrizione delle APS

L’APS richiedente, una sezione territoriale di una APS nazionale, ha come obiettivo l’educazione dei giovani attraverso incontri, scambi di esperienze e attività di servizio alla comunità. Nel 2023, l’APS nazionale ha modificato il proprio statuto per adeguarlo alle normative fiscali del Codice del Terzo Settore e wuesta modifica ha introdotto una distinzione tra “iscritti“, identificabili come educandi minorenni senza diritti partecipativi, e “associati“, maggiorenni impegnati come educatori volontari con diritti di partecipazione.

Gli iscritti, oltre alla quota di iscrizione annuale, versano corrispettivi specifici per le attività educative organizzate dall’APS territoriale. La questione sollevata riguardava se tali quote e corrispettivi dovessero essere considerati proventi commerciali.

De-commercializzazione delle quote e dei corrispettivi per associati e iscritti

Nel contesto normativo attuale, ancora in fase di transizione, le disposizioni fiscali del Codice del Terzo Settore non si applicano alle APS iscritte nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS). Pertanto, per queste APS si continuano ad applicare le norme del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) riguardanti gli enti non commerciali.

L’articolo 148 del TUIR stabilisce che le erogazioni effettuate a titolo di quote o contributi associativi non costituiscono entrate commerciali e non hanno rilevanza reddituale. Inoltre, per alcuni enti associativi, è prevista la de-commercializzazione dei corrispettivi specifici quando le attività sono svolte in attuazione degli scopi istituzionali e i beneficiari sono iscritti o associati.

La de-commercializzazione può essere applicata anche alle attività svolte dall’APS nei confronti di iscritti non associati, purché questi siano tesserati all’organizzazione nazionale di riferimento. Gli iscritti, sebbene privi di diritti partecipativi, rafforzano il loro legame con l’APS attraverso il versamento delle quote di iscrizione, parte delle quali viene trasferita all’APS nazionale.

Conclusioni dell’Agenzia delle Entrate

Sentito anche il parere del Ministero del Lavoro, l’Agenzia delle Entrate ha confermato che l’articolo 148 del TUIR si applica anche alle prestazioni rese dall’APS agli iscritti non associati, a condizione che questi siano tesserati all’organizzazione nazionale di riferimento. In tal modo, le quote di iscrizione e i corrispettivi specifici versati dagli iscritti rientrano tra le entrate che non concorrono a formare il reddito complessivo dell’ente.

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