Charles Schwab, aria di crisi: cosa fare con il titolo a Wall Street?

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
Finanza ed economia

(BorsaeFinanza.it)

Charles Schwab Bank, la decima banca statunitense per dimensioni e parte dell’omonimo gruppo finanziario leader nel brokeraggio azionario, non è nella situazione della Silicon Valley Bank (SVB) ma tiene i mercati col fiato sospeso. La ragione sono sia la fuga dai depositi che le perdite potenziali sui bond.

Dall’inizio di quest’anno Charles Schwab perde 20 miliardi di dollari al mese di depositi e accusa minusvalenze latenti sul portafoglio titoli che a fine 2022 ammontavano a 15 miliardi di dollari e che ora sarebbero salite a 20 miliardi, più del doppio del patrimonio a 7,9 miliardi di dollari. Non sorprende perciò che, di fronte a una situazione così critica, l’azione del gruppo bancario abbia perso in Borsa dall’inizio del mese di marzo più del 30%.

I mercati temono che la decima banca americana possa replicare il triste destino di SVB a fronte dell’analoga composizione dell’attivo patrimoniale e per le perdite potenziali su 150 miliardi bond governativi americani che, se venduti per fronteggiare i deflussi di depositi, genererebbero perdite molto superiori al capitale. A differenza di SVB, però, la Charles Schwab Bank ha un eccesso di liquidità e l’80% dei depositi garantiti. Ma il virus della sfiducia del mercato può fare danni incalcolabili a una velocità fulminea.

Charles Schwab, le quotazioni in rialzo superano la media mobile a 25

Quotato sul New York Stock Exchange, il titolo Charles Schwab sembra essere impostato al rialzo nel breve termine, anche grazie alla performance positiva registrata nella seduta di ieri. Dopo un’apertura in linea con la chiusura precedente, infatti, le quotazioni hanno intrapreso fin da subito un andamento rialzista che le ha portate a realizzare un massimo oltre la soglia dei 54 dollari.

Dopo la violenta discesa che ha caratterizzato l’azione nelle prime settimane di marzo (complice il fallimento di due istituti bancari americani), i corsi stentano a riprendere quota. Dopo l’importante minimo toccato lo scorso 13 marzo sul livello 45, infatti, il titolo si è successivamente mosso sempre in laterale, senza cogliere le occasioni di rialzo che, invece, ha riservato l’azionario statunitense nel suo complesso. A fronte di tal debolezza, però, non mancano indizi per intravedere un eventuale prossimo andamento positivo, anche se sarà piuttosto lento. Innanzitutto, il movimento degli ultimi due mesi permette di individuare una configurazione a U di stampo rialzista. In secondo luogo, proprio ieri è stata superata la media mobile a 25, il primo di una lunga serie di indicatori ancora da raggiungere prima di potersi lasciare alla spalle questa perdurante fase di accumulazione.

L’impostazione algoritmica, infatti, vede i prezzi stazionare al di sotto sia dell’indicatore Supertrend che dell’indicatore P


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