Caso La Russa, innocenti e colpevoli fino a prova contraria: cos’è il victim blaming?

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
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(Money.it) Passa poco più di un mese e il Paese finisce a discutere di un altro caso di cronaca con i termini e i modi peggiori. A trainare il racconto in questi toni, ancora una volta, sono la politica e i media. Si dice sbagliando si impara, ma forse sarebbe più corretto dire che sbagliando si continua a sbagliare perché non si impara proprio nulla. Dal caso di Giulia Tramontano, giovane vittima di femminicidio, non abbiamo imparato a parlare di vittime e carnefici, di presunti innocenti o presunti predatori, ma soprattutto non abbiamo imparato che cos’è il victim blaming e quali sono le conseguenze.

Il caso La Russa è, come si dice in questi casi, da manuale. Un caso che, se non fosse per la differenza fisica e partitica tra i due, sembrerebbe combaciare perfettamente con il caso Grillo. In quell’occasione però la difesa del figlio da parte del padre era stata contestata vivamente da chi oggi, non più all’opposizione, dovrebbe commentare il fatto accaduto in casa propria (Fratelli d’Italia). Giorgia Meloni sul caso Grillo si era espressa duramente sul victim blaming praticato Beppe Grillo nei confronti della ragazza, arrivando a dire che «riteneva vergognoso e inaccettabile che la denuncia di stupro fatta da una giovane donna finisse in pasto alla curiosità generale perché pubblicata e diffusa su giornali e televisioni». Al commento, ancora pubblico su Facebook (datato 25 maggio 2021) aggiungeva che quella di Grillo era “una forma di intimidazione e di avvertimento a non denunciare”. Ora però tace, così come ha evitato di commentare i fatti che hanno coinvolto Daniela Santanchè.

La Russa da parte sua cerca di correggere il tiro, parla di “fraintendimenti”, ma la retorica è piuttosto nota e, in un rapido check, la seconda carica dello Stato ha introdotto tutti gli elementi del victim blaming (ovvero la colpevolizzazione della vittima o presunta tale) perfetto: la denuncia tardiva (dopo 40 giorni dal fatto), il dito puntato verso sostanze assunte dalla giovane e la conseguente messa in dubbio sulla sua versione o, peggio ancora, della sua moralità. Non stupiscono quindi i commenti, anche di alcuni giornalisti, che fanno notare come “se una donna sale in casa di un uomo, lo fa per cosa?” (tweet dell’account @fdragoni di Fabio Dragoni); o ancora Filippo Facci che su Libero scrive “fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa”.

Ogni parola oggi sotto polemica nasce dalla regola più incompresa di tutte: innocente o colpevole fino a prova contraria. Tutti la pronunciamo, ma si usa davvero solo in determinate circostanze. Il victim blaming, d’altra p


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