(Money.it) Il caso dell’omicidio di Giulia Tramontano, inquadrato come “femminicidio” per le dinamiche che lo caratterizzano, incarna perfettamente tutti gli errori e gli orrori commessi dall’informazione, dalla politica e dall’opinione pubblica. È un caso da manuale: dal victim blaming, allo spostamento dell’attenzione dalla vicenda all’autore, fino alla pura e deprecabile pornografia del dolore che cerca nei dettagli una chiave di lettura intima.
L’emblema dell’errore di comunicazione giornalistica, politica e anche di parte dei commentatori e delle commentatrici vip della scena italiana si può riassumere nella frase utilizzata da La Stampa (poi cancellata) il 1° giugno 2023: “Al Paese serve un’opera di educazione profonda: dobbiamo insegnare alle ragazze a salvarsi”. In altre parole non è l’uomo che uccide a dover essere educato a non uccidere, ma la donna vittima a dover imparare a difendersi. Un modo come un altro per assegnare al maschio il presunto ruolo naturale di predatore e alla femmina quello di preda che sa di doversi alzare ogni giorno e di dover correre più del leone che vuole azzannarla.
L’Italia si ritrova a piangere l’ennesima vittima di femminicidio (47 solo dall’inizio del 2023). Si concentra l’attenzione sul singolo caso, lasciando indietro quanto di utile dalla tragedia si potrebbe estrarre: l’urgenza di contrastare i femminicidi attraverso pratiche di prevenzione e lotta alla violenza di genere e alla violenza domestica. Invece la direzione dell’Italia contro le tematiche gender (presunta e immaginaria “Teoria del gender”) sfavorisce persino l’approvazione della Convenzione di Istanbul. Nell’odio puramente ideologico contro il termine “genere”, Lega e Fratelli d’Italia non hanno votato la Convenzione di Istanbul (approvata dall’Ue con una larga maggioranza), testo fondamentale contro la violenza di genere.
Al pari di raptus, “L’ho uccisa perché l’amavo troppo” o “Ho ucciso Giulia perché ero stressato”, queste narrazioni servono a lavare via la coscienza sporca non solo dell’omicida, ma anche della politica e della cultura che non pongono le basi per contrastare il fenomeno dei femminicidi. Gli errori e gli orrori del racconto del caso di Giulia Tramontano dimostrano solo un fatto: stiamo sbagliato tutto, ancora una volta.
“Non andate all’ultimo appuntamento”: educare le donne a stare al loro posto
Dobbiamo insegnare davvero
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