Case Green 2023, la guida completa di attuazione e normativa

Di Redazione FinanzaNews24 4 minuti di lettura
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(Money.it) La direttiva Case Green sta mettendo in allarme milioni di italiani, in base ai dati forniti da Enea, quindi abbastanza attendibili, il 74% degli edifici presenti in Italia appartengono alle classi energetiche “E”, “F”, “G”, mentre il 26% alla classe «D», le ultime, se i parametri restassero quelli oggi adottati per la classificazione, sarebbero le uniche regolari.

Questo implica che la maggior parte degli edifici deve essere sottoposto a interventi di riqualificazione energetica anche importanti perché su vecchie strutture non è facile eseguire lavori che riescano a ridurre l’impatto ambientale, non basta infatti installare pannelli, diventa essenziale la coibentazione. Vediamo però in modo più approfondito cosa prevede, per ora, la direttiva Case green, quali sono i limiti e i tempi di attuazione.

Cosa prevede la direttiva Case green?

La direttiva Case green adottata dall’Unione Europea prevede norme per la riqualificazione energetica degli edifici presenti nei Paesi dell’Unione e per la realizzazione dei nuovi edifici. Si mira ad avere edifici a emissioni zero che quindi non siano inquinanti e di conseguenza utilizzino fonti energetiche rinnovabili e abbiano bassi consumi energetici.

Attualmente gli edifici sono classificati dalla lettera «G» alla lettera «A», la lettera «G» corrisponde agli edifici più inquinanti e la lettera «A» quelli meno inquinanti.
In base alle nuove norme, il cui iter di approvazione non è ancora terminato:

  • gli edifici residenziali in Unione Europea entro il 2030 devono raggiungere almeno la classe energetica «E», mentre entro il 2033 la classe energetica «D»;
  • per gli edifici non residenziali e pubblici preesistenti, il raggiungimento della classe energetica «E» deve avvenire entro il 2027, mentre il raggiungimento della classe energetica «D» entro il 2030;
  • per quanto riguarda i nuovi edifici, se costruiti per fini pubblici devono avere la classe «A», emissioni zero, già a partire dal 2026, mentre per gli edifici privati devono essere costruiti con criteri che consentano le emissioni zero a partire dal 2028, ci sono quindi due anni di tolleranza.

Deve però essere sottolineato fin da ora che, secondo quanto afferma il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la Direttiva prevede anche che i parametri per la classificazione degli immobili dovranno essere rivisti entro il 2025, questo vuol dire che eventuali interventi di riqualificazione energetica attuali potrebbero essere del tutto inutili perché potrebbero risultare non in linea con quanto poi sarà definito dall’Unione Europea.

Proprio per questo motivo è stato anche lanciato l’allarme Superbonus in quanto vi è il sospetto che molti interventi che in questi anni hanno portato al recupero di almeno due classi energetiche, potrebbero risultare inutili a fronte di eventuali nuovi parametri per la classificazione degli immobili.
Le parole testuali di Meloni sono

proprio l’esecuzione di un ampio spettro di interventi di riqualificazione compiuti prima del 2025 rischi


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