(Money.it) Può capitare che quando si prende in affitto un immobile il proprietario chieda di mantenere la residenza nello stesso anche se in realtà non ci vive. Magari lo chiede per ricevere la posta, magari per avere un punto di riferimento nella città, ma nella maggior parte dei casi la richiesta è fraudolenta. Perché mantenendo la residenza nell’immobile, anche se locato, non sarà costretto a pagare l’Imu visto che risulterà, comunque prima casa.
Si tratta di un comportamento corretto? E l’inquilino cosa può fare per non accettare una situazione di questo genere che solitamente non è chiaramente prevista nel contratto di affitto? Si tratta di una questione molto delicata perché si rischia di rovinare del tutto i rapporti con il proprietario dell’immobile che poi, potrebbe rendere un vero e proprio inferno la permanenza nello stesso per tutta la durata del contratto. Ma si tratta anche di far valere i propri diritti.
Quando il proprietario può mantenere la residenza nell’immobile che affitta?
Quando si affitta un immobile il suo possesso e il suo godimento passano all’inquilino, anche se la proprietà rimane, ovviamente, al proprietario. Proprio per questo motivo il proprietario dell’immobile, avendolo locato, non può mantenere la residenza in un immobile di cui perde il diritto di godimento.
L’unico modo per mantenere la residenza nell’immobile è quello di riservarsi, nel contratto di affitto, l’uso di una porzione dell’immobile (una stanza ad esempio) abbassando, di fatto l’importo del canone di affitto. In questo caso, se si riserva l’uso di una
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