Carcinoma del colon-retto: in Italia buone prestazioni ma a macchia di leopardo

Di Antonia De La Vega 3 minuti di lettura

Nel Belpaese è buona la qualità dello screening endoscopico del carcinoma del colon-retto offerto ai pazienti ma è a macchia di leopardo.  Esistono infatti  notevoli differenze tra i centri presenti nelle diverse regioni italiane

I dati sono stati analizzati durante uno studio condotto dalla Società italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva (Sige) su un campione di 64 ospedali in 17 regioni. I dati raccolti sono stati anche pubblicati  sulla rivista Digestive and Liver Disease,  che ha valutato per la prima volta la qualità dello screening endoscopico del carcinoma del colon-retto in Italia.

I risultati complessivamente sono positivi ma sono state evidenziate carenze e discrepanze tra i diversi centri italiani. Dal sito Sige si legge: “L’indagine ha analizzato i dati di 64 ospedali in 17 regioni italiane: circa il 50% proveniente dal Nord, quasi il 20% (18,75%) dal Centro e poco più del 30% (31,25%) dal Sud Italia. Ogni centro risulta dotato di una media di circa 5 endoscopisti coinvolti nello screening e di questi circa 3 su 4 (il 71,4%) sono gastroenterologi. Se la maggior parte dei centri (93,8%) programma una colonscopia in tempi brevi e comunque entro 3 mesi, a colpire è il dato discrepante nelle varie regioni italiane. Infatti, si registra mediamente in un anno un numero significativamente più alto di colonscopie di screening (6.500) eseguiti al Nord rispetto ai centri centro-meridionali (rispettivamente 4.000 e 3.000). Stessa discrasia si rileva nel numero degli endoscopisti, che sono mediamente 6,5% al Nord e 5% e 3,5% al centro e al Sud”.

 

Marcello Maida, dirigente medico dell’Unità operativa complessa di Gastroenterologia degli ospedali Riuniti Sant Elia-Raimondi di Caltanissetta e membro del consiglio direttivo nazionale della Sige afferma: “In Italia, lo screening utilizzato è il test del sangue occulto nelle feci, eseguito ogni 2 anni nelle persone tra 50 e 69 anni, ad eccezione della regione Piemonte dove viene eseguita la rettosigmoidoscopia. Se il test di primo livello risulta positivo – spiega ancora Maida – il programma di screening prevede l’esecuzione di una colonscopia come esame di secondo livello. La qualità di questo esame è perciò determinante nel garantire l’efficacia dell’intero programma di prevenzione. L’obiettivo è infatti quello di rimuovere eventuali lesioni pre-cancerose, come ad esempio i polipi, in una fase precoce ed asintomatica. In questo modo si interviene in maniera meno aggressiva e aumentano le possibilità di cure efficaci, meno impattanti per il paziente e con una maggiore probabilità di guarigione”.

 

Condividi questo articolo
Exit mobile version