Lo sintetizza bene al noto giornale Guardian Kevin Reed, ricercatore della Stony Brook University che ha realizzato la nuova stima per l’uragano Ian: “Questo tipo di aumento delle precipitazioni non è di poco conto quando si aggiunge a una tempesta già intensa.Può avere effetti davvero significativi, come abbiamo visto con le piogge estese in Florida. Ha avuto un effetto diffuso. Se le precipitazioni sono di 30 cm in un giorno, il 10% in più aggiunge più di 2,5 cm, che è già molto. Può davvero amplificare gli impatti”.
I danni causati da IAN
Almeno 85 persone sono morte tra la Florida e la Carolina del Nord. Migliaia di case sono state fatte saltare in aria. I ponti, le autostrade e le altre vie di comunicazione sono interrotte. Milioni di persone senza elettricità. Devastante allagamento di metri d’acqua nelle strade e negli scantinati. L’impatto dell’uragano IAN sugli Stati Uniti deve ancora essere determinato, ma gli esperti ritengono che sia probabilmente uno dei peggiori mai registrati. Un impatto contribuito in parte dal cambiamento climatico antropogenico.
Lo ha stabilito uno studio ancora preliminare e senza precedenti della School of Marine and Atmospheric Sciences della Stony Brook University di New York. Secondo i ricercatori, il cambiamento climatico dovuto all’azione umana potrebbe portare a un aumento delle precipitazioni di circa il 10% durante l’uragano IAN. È stata la quantità di pioggia che ha colpito la costa orientale degli Stati Uniti a causare i maggiori danni a cose e persone.
La crisi climatica dietro le inondazioni nel Nord Europa
Per raggiungere questo risultato, lo studio si basa su una tecnica di attribuzione climatica ben consolidata che consente di determinare, generalmente con buona precisione, quanto estremo diventi più estremo un evento a causa del cambiamento climatico antropogenico. Utilizzando la stessa metodologia, è stato riscontrato, ad esempio, che l’aumento delle temperature globali ha reso le inondazioni che hanno devastato la Germania e il Belgio nell’estate del 2021 del 20% più probabili e intense.
In particolare, questo studio si basa sulla metodologia utilizzata in un precedente articolo sugli uragani pubblicato in primavera. Di conseguenza, è stato riscontrato che il riscaldamento globale ha reso la stagione degli uragani del 2020 più intensa dell’11%.