(Money.it) Il taglio del cuneo fiscale e il conseguente “bonus” in busta paga fino a 100 euro non è sufficiente per recuperare il potere d’acquisto perso dalle famiglie anche solo nel 2022 – pari a 10 miliardi di euro.
Il taglio del cuneo previsto dal Decreto Lavoro, approvato dall’esecutivo il Primo Maggio, in realtà risulterebbe inefficace anche se sommato a quello già in vigore per il 2023 e a quello introdotto da Draghi per il 2022. Non solo.
Stando all’attenta analisi condotta dal Fatto Quotidiano gli interventi si rivelano ancor più insufficienti se si considera il calo registrato dalla seconda metà del 2021, quando l’inflazione ha cominciato a crescere senza sosta a causa anche della guerra in Ucraina.
Intanto l’inflazione continua a gravare sui portafogli delle famiglie e ad aggravare la situazione c’è anche il problema del mancato rinnovo del taglio delle accise che aveva contenuto nell’ultimo anno i rincari delle bollette. Ecco cosa sta accadendo.
Buste paga, il taglio del cuneo fiscale non basta a recuperare il potere d’acquisto
Sarà sempre più complicato per le famiglie arrivare a fine mese. E le misure politiche introdotte dai governi non sembrano essere minimamente sufficienti.
Stando a quanto emerso dall’analisi condotta dal Fatto Quotidiano, l’ultimo stanziamento disposto dal decreto Lavoro per incrementare di 4 punti l’esonero contributivo concesso ai lavoratori con retribuzione annua fino a 35mila euro ammonta “al netto della maggiore Irpef pagata per effetto del calo dei contributi”, a 2,9 miliardi. A questi bisogna aggiungere i 3,5 miliardi previsti in manovra per confermare il taglio di 2 punti introdotto dal governo Draghi
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