Buste paga, guadagnare meno per avere più soldi: il paradosso dello scalone del decreto Lavoro

Di Redazione FinanzaNews24 2 minuti di lettura
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(Money.it) Il taglio del cuneo fiscale approvato il primo maggio, con il varo del decreto Lavoro, creerà uno scalone evidente tra i lavoratori dipendenti. Guadagnare 2.692 euro lordi al mese vorrà dire avere uno stipendio netto più alto di chi ha un lordo mensile di 2.846 euro. Per intenderci, rapportando gli stipendi dei mesi da luglio a dicembre a una retribuzione annua, vorrebbe dire che un Ral da 35mila euro è più conveniente di una da 37mila.

Il nuovo sgravio contributivo introdotto dal governo Meloni dà vita a un paradosso per cui, almeno da luglio a dicembre del 2023, a un lavoratore converrà avere uno stipendio mensile lordo più basso in alcuni casi. La busta paga sarà più pesante per chi ha un reddito leggermente inferiore ai 35mila euro con un caso estremo in cui, a parità di stipendio (un euro mensile), chi guadagna meno si troverà circa 100 euro netti in più ogni mese in tasca.

Il governo ha deciso di applicare uno sgravio contributivo del 6% per i redditi fino a 35mila euro da luglio a dicembre (lo sgravio sale al 7% per i redditi sotto i 25mila euro). Una buona notizia per tanti lavoratori, ma che rischia di creare disparità: vediamo perché si può parlare di scalone e facciamo qualche conto per capire chi ci rimette e quanto.

Lo scalone in busta paga: chi ci rimette

Il taglio del 6% del cuneo fiscale vuol dire che lo stipendio netto per molti lavoratori dipendenti salirà. In particolare bisognerà considerare un 6% in busta paga, da cui comunque va calcolata anche l’Irpef aggiuntiva per fare un contegg


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