Buoni pasto: come funziona la tassazione per lavoratori e aziende

Di Redazione FinanzaNews24 2 minuti di lettura

(BorsaeFinanza.it) Il sistema dei buoni pasto è da tempo al centro di feroci discussioni, non solo da parte dei lavoratori che vorrebbero questo fringe benefit in busta paga, così da adoperarlo come vogliono, ma soprattutto dal lato esercenti. I bar, ristoranti e supermercati convenzionati, dove è possibile spendere i voucher in pausa pranzo o per la spesa, hanno alte commissioni da pagare ai fornitori e lunghi tempi d’attesa per l’accredito (ovvero la conversione in denaro) che avviene entro 30 giorni. Ma come funziona per imprese e dipendenti la tassazione nel mondo dei buoni pasto?

Buoni pasto: la tassazione per i lavoratori

I buoni pasto sono apprezzati dai dipendenti delle aziende private e degli enti pubblici perché hanno caratteristiche diverse dall’indennità sostitutiva di mensa erogata in busta paga. Il voucher non incide sull’imponibile fiscale e non costituisce reddito di lavoro dipendente, fino all’importo complessivo per persona al giorno di:

  • 8 euro per il formato elettronico (la card o l’app);
  • 4 euro per il formato cartaceo (i classici blocchetti tipo assegno).

Il formato del buono incide quindi sul valore esente da tassazione, con i ticket elettronici e digitali che sono più convenienti per le esenzioni fiscali. In aggiunta, un elemento psicologico importante per il dipendente è la libertà di spesa: i lavoratori possono scegliere dove consumare la pausa pranzo in una lunga lista di locali convenzionati oppure utilizzare i voucher per fare la spesa al supermarket.

Il limite di buoni che si possono usare al giorno è fissato a 8 ticket per transazione: i voucher possono essere cumulati e spesi contemporaneamente fino a questo tetto, ma non sono convertibili in denaro,


© Borsa e Finanza

Leggi l’articolo completo su Borsa e Finanza

Condividi questo articolo
Exit mobile version