(BorsaeFinanza.it) Vai al contenuto
Cerca
Cerca
Close this search box.
La Borsa di Londra questa mattina è stata colpita da due interruzioni delle quotazioni nel mercato delle società a bassa capitalizzazione. Mentre gli indici FTSE 100 e FTSE 250 hanno continuato le negoziazioni in maniera regolare, le azioni del FTSE Small Cap si sono dovute fermare.
Il primo stop è arrivato subito dopo l’apertura dei mercati, seguito da una dichiarazione delle 9:29 da parte del London Stock Exchange (LSE) con la quale la Borsa annunciava di aver avviato indagini sull’accaduto. Poco più di 45 minuti dopo, le azioni hanno ripreso le contrattazioni prima di fermarsi nuovamente alle 11:35, quando l’LSE ha affermato che stava effettuando “un’analisi immediata”.
Borsa di Londra: in passato è già successo, ecco quando
Non è la prima volta che la Borsa di Londra viene colpita da interruzioni delle contrattazioni. A metà ottobre, centinaia di azioni “mid cap” sono state costrette a terminare in anticipo la seduta per un problema tecnico causato da un guasto informatico.
La più grave interruzione risale al 2021, quando i terminali Eikon e la piattaforma di dati e valute FXall sono rimasti inattivi per cinque ore, mettendo fuori uso alcuni dei servizi più utilizzati. Nel 2019 un problema tecnico del software ha fatto saltare per quasi due ore le contrattazioni delle società facenti parte del FTSE 100 e dell’indice delle medie capitalizzazioni. LSE si è sempre più concentrata negli ultimi anni sulla fornitura di dati dopo l’acquisizione, due anni fa, di Refinitiv, la società finanziaria anglo-americana, per 27 miliardi di dollari.
Cosa significa il nuovo black-out per l’LSE
Il black-out tecnico di stamattina è un nuovo brutto segnale per la Borsa di Londra, che quest’anno ha registrato un calo delle IPO e la fuga delle aziende verso altri mercati. I volumi di trading giornalieri all’LSE sono crollati del 20% su base annua a 3,3 miliardi di sterline nel terzo trimestre del 2023. Questa tendenza può essere spiegata da vari fattori.
In primo luogo, c’è stato un crescente consolidamento settoriale di fronte alle sfide della concorrenza e dell’aumento dei costi. In secondo luogo, l’ascesa del venture capital e del private equity ha offerto alle società forme di finanziamento meno onerose dal punto di vista normativo rispetto a una quotazione in Borsa. In terzo luogo, i fondi pensione britannici stanno sempre più spostando l’asse verso le obbligazioni, allontanandosi dalle azioni. In quarto luogo, molte società prediligono piazze tecnologicamente più evolute e con maggiori opportunità di finanziare il business come Wall Street. Infine gli investitori, un tempo entusiasmati dalle privatizzazioni delle aziende statali britanniche, hanno perso interesse a causa degli scarsi rendimenti ottenuti dall’indice FTSE 100.
© Borsa e Finanza