(Money.it) È in arrivo un bonus di 660 euro per ogni figlio a carico, fino a un massimo di tre.
Se ne sta parlando molto in queste ore e per evitare fraintendimenti è bene sottolineare fin da subito che non si tratta di un contributo direttamente pagato dallo Stato. Né tantomeno di un sostegno a cui potranno accedere tutti coloro che hanno almeno un figlio a carico (per quello già c’è l’assegno unico).
Il bonus 660 euro, infatti, non è altro che un innalzamento della soglia entro cui oggi i benefici aziendali, i cosiddetti fringe benefit, non vengono tassati. Soglia che solitamente è pari a 258,23 euro ma nel 2022 è stata portata a 3.000 euro così da incentivare i datori di lavoro a riconoscere dei bonus più o meno cospicui ai propri dipendenti così da supportare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni (a causa dell’elevata inflazione).
Lo stesso è stato fatto nel 2023, ma questa volta – come disposto dal decreto Lavoro approvato il 4 maggio scorso – a godere dell’innalzamento della soglia entro cui i fringe benefit sono esentasse sono solamente i lavoratori con figli a carico. Una regola che tuttavia sta per cambiare: durante le discussioni parlamentari per la conversione del decreto in legge, infatti, è emersa l’ipotesi di abbassare la soglia ma di estenderla a tutti, fissando poi un “bonus” per ogni figlio a carico.
Fringe benefit, cosa sono
I fringe benefit sono quei benefici che l’azienda potrebbe riconoscere al dipendente così da “arrotondare” la retribuzione già versata in busta paga.
Anziché procedere con un aumento di stipendio potrebbe infatti riconoscere una serie di beni e servizi che, come stabilito dall’articolo 51 del comma 3 del Tuir sono esentasse entro la soglia annua di 258,23 euro.
Limite che l’articolo 40 del dl n. 48 del 2023 (il cosiddetto dec
© Money.it