Il Presidente dell’associazione imprenditoriale, Carlo Bonomi, in una relazione all’assemblea di Confindustria, prima del discorso del presidente del Consiglio Draghi , presenta un’analisi della situazione italiana
Il PIL del Belpaese cresce ,+6%, e la nostra produzione riprende a ritmi ancora più rapidi che in Germania e Francia, ma il vero problema non è il continuo rimbalzo di quest’anno. Il problema è il tasso di crescita al 2022 deve essere costante e sostenibile.
Carlo Bonomi dice: “la nostra manifattura è in ripresa a tassi superiori addirittura a quella tedesca e francese, ma il vero punto non è il rimbalzo in corso quest’anno. La sfida è il tasso di crescita dal 2022 in avanti: che deve essere solido e duratura”.
Il Presidente di Confindustria si sofferma su due dati importanti: il costo delle materie prime e i problemi economici globali che vanno affrontati già nel G20. Si sofferma anche sul tema delle politiche industriali: «parti fondamentali della nostra industria resterebbero altrimenti esposte a rischi di chiusura o delocalizzazione. Ad esempio, i big players tedeschi dell’auto, dopo i colpi severi del dieselgate, hanno comunque risorse finanziarie tali da aver potuto annunciare nuovi modelli elettrici con investimenti complessivi per oltre 70 miliardi di euro. Ma le migliaia di piccole e piccolissime imprese italiane fornitrici di componentistica meccanica, parti di scocche e telai, si trovano ad affrontare la transizione senza adeguato supporto per i necessari investimenti».
Momenti fondamentali
Investimenti qualificati nella transizione verde e digitale: “Il costo della transizione energetica per l’Italia potrebbe superare i 650 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. Per quanto importanti siano i fondi che il PNRR stanzia per la transizione energetica, rappresentano solo il 6% del totale necessario. Quasi il 94% deve essere investito dalle aziende. Ma se allo stesso tempo devono fare i conti con cambiamenti tecnologici e produttivi, tutto diventerà inafferrabile. “Servono quindi” misure che supportino investimenti qualificati, sia nazionali che esteri, ad esempio in ricerca, sviluppo e tecnologie digitali, perché l’industria italiana non sia esclusa dai nostri stessi partner”.
Oltre all’analisi dei dati, Bonomi fornisce anche idee che mettono al centro l’importanza delle relazioni strutturali e delle relazioni sindacali. Occorrono iniziative volte alla riforma fiscale, pensioni, ammortizzatori sociali: “Di fronte ai ritardi e agli sconvolgimenti sociali sempre più gravi della nostra Italia, lavoro e imprese affrontano una grande sfida, quella di negoziare insieme accordi e indicare modalità e strumenti difficilmente individuabili per i politici”.
Non bisogna esimersi quindi da trovare riforme per garantire la sicurezza sul lavoro ( in applicazione della D.lgs 81/2001 e al Patto di Fabbrica), proporre una politica attiva in grado di collaborare con i sindacati e un protocollo interconfederale che abbia come tema lo smart working.