Un recente studio di Banca d’Italia, presentato il 31 maggio, ha evidenziato una marcata disparità nella distribuzione della ricchezza nel nostro Paese nel 2023. Secondo il rapporto, il 10% delle famiglie più facoltose detiene il 60% della ricchezza totale e al contrario, il 50% della popolazione meno abbiente possiede appena il 7% del patrimonio nazionale.
Negli ultimi tredici anni, la ricchezza netta complessiva in Italia è cresciuta del 14%. Tuttavia, questo aumento ha beneficiato principalmente le classi già agiated e al 2010 al 2013, i più ricchi sono diventati ancora più ricchi, rimanendo sostanzialmente indifferenti alle crisi globali come la crisi del debito sovrano, la pandemia e i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente.
Il trend
La quota di ricchezza detenuta dal 10% più ricco è aumentata di circa sette punti percentuali rispetto al 2010, a scapito della classe media, che ha subito un ulteriore impoverimento.
La Banca d’Italia sottolinea che i benestanti hanno potuto migliorare la loro posizione grazie principalmente agli investimenti in strumenti finanziari rischiosi come azioni, partecipazioni, e assicurazioni sulla vita. Al contrario, la classe media ha visto un calo del 4,8% nella propria ricchezza, non avendo riserve finanziarie sufficienti e subendo una diminuzione del valore del patrimonio immobiliare, parzialmente compensata dall’andamento positivo degli strumenti finanziari rischiosi.
Famiglie meno abbienti e mutui
Alla fine del 2023, per le famiglie meno abbienti, il patrimonio abitativo rappresentava i tre quarti della loro ricchezza lorda, mentre gli strumenti finanziari liquidi ne costituivano solo il 17%m con un debito che ammontava a un quarto della ricchezza lorda. Queste famiglie generalmente possiedono una casa acquistata con un mutuo e dispongono di scarsa liquidità da investire.
Analizzando anche il patrimonio del 10% delle famiglie più ricche, si è notata una maggiore diversificazione degli investimenti. Per queste famiglie, circa un terzo della ricchezza lorda è costituito da immobili residenziali, e poco più del 40% da strumenti finanziari rischiosi. Il debito, invece, è pari al 5%.
Nel 2023, il valore degli investimenti finanziari si è ridotto a 45 miliardi, il livello più basso dal 2017, riflettendo un calo del risparmio. La crescita dei mutui per l’acquisto di abitazioni si è attenuata, con nuove erogazioni scese da 55 miliardi nel 2022 a 41 miliardi.