(BorsaeFinanza.it)
Le banche turche hanno realizzato una performance questa settimana che non si vedeva da 21 anni. Bisogna infatti ricorrere a quando il presidente Recep Tayyip Erdogan è salito al potere per ritrovare un rally simile. L’indice Istanbul Banks della Borsa di Istanbul è cresciuto di circa il 27% finora, che si confronta con il 44% di quando Erdogan vinse le elezioni. In particolare è cresciuta del 35% Turkiye Is Bankasi AS, la banca di proprietà del principale partito di opposizione al governo CHP. Contestualmente è sceso anche il costo dei credit default swap del debito turco di 75 punti base a 477, segnando il livello più basso da dicembre 2021.
Banche turche: cosa significano le elezioni
Questa ondata di fiducia verso gli asset turchi, in particolare le azioni bancarie, ha una spiegazione molto semplice: domenica ci sono le elezioni e si profila una sconfitta per l’attuale presidente Erdogan. La previsione si è fatta più concreta quando il contendente Muharrem Ince ha deciso di ritirarsi, dopo essere stato messo alla gogna a seguito di un tentativo di ricatto per un presunto video hard. Gli investitori hanno interpretato il passo indietro in ottica di un’opposizione meno divisa nella contrapposizione a Erdogan. A tentare la scalata al vertice nell’evento che richiamerà al voto 60 milioni di turchi vi sarà Kemal Kilicdaroglu, candidato di una coalizione con sei partiti molto diversi l’uno dall’altro, ma con l’obiettivo comune di spodestare colui che per oltre 20 anni ha esercitato nel Paese un potere enorme.
Ma perché le banche turche sono state rivitalizzate da una probabile sconfitta di Erdogan? Il motivo sta nel fatto che la politica monetaria voluta dal leader turco è stata negli anni contrassegnata dall’espansionismo fuori controllo e soprattutto dal taglio reiterato dei tassi d’interesse. A poco è importato che l’inflazione turca si è fiondata a oltre il 100% su base annua e che la lira ha sistematicamente aggiornato i minimi storici mettendo in fuga i capitali da Istanbul. Erdogan ha sempre portato avanti il credo che un alto costo del denaro finisce per strangolare l’economia e addirittura per alimentare l’inflazione poiché le aziende sostengono maggiori oneri finanziari che scaricano poi sul consumatore finale. Una teoria, questa, smentita da tutti i principali banchieri centrali del mondo, ma trasmessa al Paese con grande ostinazione. A costo di cambiare puntualmente governatori alla Banca centrale che non si attenevano a certe linee direttive. Infatti, dal 2016 a oggi l’istituto monetario ha visto l’avvicendamento di quattro governatori e oggi è guidato da Sahap Kavcioglu, più fedele al pensiero erdogan
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