(BorsaeFinanza.it) Il provvedimento del governo Meloni di imporre una tassa sugli extraprofitti delle banche italiane ha tramortito le azioni degli istituti di credito oggi a Piazza Affari. Quando ci si avvia verso l’ultima parte delle contrattazioni si contano le perdite, che si aggirano intorno al 10% nelle principali banche. Gli investitori sono rimasti colti di sorpresa, perché non c’erano avvisaglie che dal Consiglio dei Ministri di ieri potesse spuntare fuori una mossa di questa portata. Gli esponenti di governo hanno descritto la misura come una forma di “equità sociale”. Ma vediamo nel dettaglio in cosa consiste la tassa sugli extraprofitti, come funziona, chi la paga e quanto incassa lo Stato.
Tassa extraprofitti banche italiane: cos’è e come si calcola
La tassa sugli extraprofitti sarà calcolata prendendo a riferimento il margine d’interesse, ovverosia la differenza tra il tasso attivo che le banche applicano sui prestiti alle imprese e sui mutui alle famiglie e il tasso passivo che riconoscono ai depositi dei risparmiatori. Rispetto alla bozza del Consiglio dei Ministri di ieri, vi sono delle novità. L’aliquota del 40% andrà applicata su:
- l’ammontare del margine di interesse relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023 che eccede per almeno il 5% il margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022. Nella bozza di ieri, l’eccedenza era del 3%;
- l’ammontare
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